Il programma di allentamento monetario quantitativo della Bce (Qe), che inizia oggi, sta suscitando una marcata e diffusa aspettativa di ripresa. Ma per produrre crescita e non una bolla finanziaria l’enorme massa di liquidità immessa nell’Eurozona – 1,14 trilioni di euro da adesso all’autunno del 2016 al ritmo di 60 miliardi al mese – deve riuscire ad arrivare agli attori economici che la trasformano in più investimenti e consumi.
Su questo punto cruciale, cioè sulla fluidità della trasmissione dello stimolo monetario all’economia reale, c’è un punto interrogativo in Italia. Il finanziamento alle imprese avviene prevalentemente attraverso credito bancario. I dati mostrano che il credito a imprese e famiglie, ridottosi di più di 100 miliardi negli anni di recessione, si sta riprendendo molto lentamente. In parte ciò è dovuto a poca domanda di credito: famiglie e imprese, con scarsa fiducia nel futuro economico, non chiedono soldi; in parte dipende da una restrizione dell’offerta di credito da parte degli istituti.
La fiducia di famiglie e imprese sta aumentando, un po’ spinta dall’effetto ottimismo Bce e molto dal fenomeno della “ripresa passiva”, cioè: temi un disastro economico, non spendi e risparmi, ti accorgi che il disastro non c’è e allora compri l’auto nuova. Inoltre, una ricerca appena pubblicata dal Centro studi di Confindustria mostra che le imprese italiane non hanno mai perso la propensione a investire e innovare e sono seconde, a poca distanza, solo a quelle tedesche su questo piano, in Europa, e ai primi posti nel mondo.
Il punto: la domanda di credito aumenterà, ma troverà un’offerta che la soddisfi? La Bce darà alle banche la liquidità che serve proprio per questo scopo che determinerà il successo o il fallimento del Qe. Ma le banche, per requisiti di vigilanza, non possono prestare soldi ad aziende stressate dalla recessione con dubbio merito di credito. Ad aziende con medio merito di credito prestano, ma poco e a costi molto elevati. Nel sistema bancario italiano ci sono più di 300 miliardi di crediti deteriorati che pesano sui bilanci degli istituti costringendoli a impiegare molto capitale per coprire i rischi di perdita invece che per erogazioni. Ciò fa sospettare che da noi la trasmissione dello stimolo monetario alla crescita non sarà fluida e diffusa.
Per renderla tale bisognerebbe che: (a) lo Stato crei un megafondo temporaneo di garanzia per dare accesso al credito e ripatrimonializzare le aziende in difficoltà, ma vive (migliaia); (b) il sistema bancario venga risanato definitivamente e rapidamente.