Cosa ci fa un ministro degli esteri al Salone del mobile? La risposta sembra ovvia vista l’importanza dell’export per la nostra economia. E infatti ieri Paolo Gentiloni, in visita al grande evento milanese, è intervenuto sul problema delle sanzioni alla Russia a seguito della crisi con l’Ucraina, che nel 2014 ha causato la perdita dell’11% circa di un giro d’affari che prima della crisi era arrivato a circa 1 miliardo di euro di fatturato. Il ministro ha affermato che nel corso del 2015 le sanzioni potrebbero essere alleggerite con “l’impegno dei russi a rispettare e a far rispettare il cessate il fuoco” e se l’Ucraina realizzerà “in fretta le riforme contenute nell’accordo di Minsk”. Ed è intervenuto anche su un altro versante, quello del rapporto con il mercato cinese, sostenendo che il ministero degli Esteri “proverà a dare una mano” nella sfida “difficile e affascinante” in cui è impegnata FederlegnoArredo, l’organizzazione del Salone del Mobile in Cina nel 2016.
La crisi per il nostro Paese, come si sa, sarebbe stata ben più grave se l’export, trainato in gran parte dal settore manifatturiero, non avesse dato ben più che una boccata d’ossigeno. Dal 2010 al 2014 l’export manifatturiero, che il professor Marco Fortis ha chiamato il “simbolo di questa linea del Piave della resistenza del nostro Paese”, è salito da 323 a 382 miliardi di euro (+18,3%), raggiungendo nel 2014 il nuovo record di 99 miliardi. In questo contesto l’arredo-casa, con un mercato interno particolarmente difficile, ha saputo difendersi conquistando nuovi mercati.
Il resto del mondo, soprattutto extraeuropeo e dei paesi emergenti, vuole abitare in ambienti “Made in Italy”: messaggio che per lo più si ferma ancora alle nostre frontiere e non è ancora patrimonio della gente comune, ma è confermato da tantissimi imprenditori che stanno animando in questi giorni il Salone del mobile. Chiamati al “tribunale” dei numeri, molti di loro possono raccontare un’esperienza che dice molto di più dei dati di vendita. Più durevole e più importante per il sistema Paese. Il confronto con i mercati esteri significa per loro non solo far sopravvivere la propria azienda, ma rigenerarla completamente scoprendosi capaci di interpretare nuovi bisogni, di offrire nuova bellezza, funzionalità, qualità. Significa cioè avere alle spalle una tradizione che non è un patrimonio da difendere, ma da riscoprire e spendere andando al largo.
C’è un altro orizzonte, oltre a quello geografico, in cui il mondo imprenditoriale italiano (che per lo più coincide con quello sociale) è chiamato a riscoprire il suo DNA: quello storico, non inteso come passato ma come futuro… Non a caso, un altro ministro presente ieri al Salone del mobile, Gian Luca Galletti (ambiente), ha detto che il settore del legno-arredo è “l’esempio di come sia possibile passare dall’economia del Novecento, all’economia che caratterizzerà tutto il mondo dopo la crisi, un’economia che consuma meno materie prime e, attraverso il riciclo, ha meno rifiuti”. Il Salone del Mobile, ha affermato ancora il ministro Gentiloni, è “una manifestazione che da sempre spinge al prestigio, all’ottimismo e alla qualità”. C’è da ridare fiducia al Paese. Bisogna ridare fiducia agli imprenditori perché continuino a creare opportunità di lavoro e cose di valore. E bisogna ridare fiducia alla gente, non perché diventi più consumista di prima, ma perché ritorni a muoversi, a desiderare, a creare. Domani i padiglioni del Salone del mobile apriranno al pubblico. Chissà che l’esperienza maturata in questo difficile momento dagli operatori del legno-arredo non possa contagiare i tanti visitatori comuni che affolleranno la fiera.