La ripresa in Italia e nell’Eurozona è trainata dalla svalutazione competitiva dell’euro che favorisce l’export e l’importazione di turismo, dal basso costo dell’energia che lascia più soldi alle famiglie per consumi, dal minor costo dei debiti che creano risparmi nei bilanci statali e dalla maggior disponibilità di credito, anche se in Italia ancora insufficiente. Ora ci sono segnali che queste condizioni favorevoli potrebbero venir meno e ridurre la loro spinta espansiva in un’Eurozona dove le nazioni non possono/vogliono stimolare la crescita con leve fiscali interne siano esse detassazioni o investimenti pubblici in deficit.
C’è questo rischio? L’euro si è rivalutato di circa il 10% in pochi giorni perché il mercato prevede che i tassi del dollaro non verranno alzati prima di fine anno o perfino più tardi a causa di una crescita minore del previsto dell’economia statunitense. Tante altre nazioni hanno svalutato per non perdere competitività nei confronti delle merci euro-denominate. Il prezzo del petrolio è rimbalzato di circa il 20% in poche settimane. I rendimenti dei titoli di debito europei sono risaliti facendo ipotizzare nuove emissioni a costi maggiori del previsto. Tali dati indicano una tendenza sfavorevole per l’Eurozona o solo un’anomalia temporanea in quella favorevole?
È un’anomalia temporanea. L’economia statunitense, nonostante il recente dato di calo della fiducia, crescerà più velocemente a partire dal secondo semestre e la Fed prima o poi dovrà alzare i tassi e quindi il valore di cambio del dollaro, considerando che il mercato sconta con circa sei mesi di anticipo tali eventi. Il prezzo del petrolio, pur determinato da fattori finanziari e geopolitici, è comunque influenzato dall’eccesso di offerta che ne comprime il prezzo: non scenderà ai minimi, ma nemmeno tornerà ai massimi. Il costo dell’eurodebito potrà risalire un po’, forse a picco in qualche momento per i timori di Grexit, ma resterà comunque basso fino a che la Bce continuerà a comprarne decine di miliardi al mese.
L’anomalia appare in realtà un riaggiustamento della caduta troppo rapida ed esagerata del cambio dell’euro, dei rendimenti dei titoli di debito e del prezzo del petrolio avvenuti nei mesi scorsi. In conclusione, le condizioni favorevoli alla ripresa dell’Eurozona continueranno, solo un po’ meno estremizzate. Ma i rischi crescenti di volatilità finanziaria e di instabilità politica globali suggeriscono che per l’Eurozona e l’Italia sarebbe più sicuro basare la ripresa su maggiori stimoli interni e dipendere meno da quelli esterni e monetari.