In marzo la disoccupazione è aumentata, arrivando a 3 milioni e 302mila persone senza lavoro. In relazione a febbraio sono stati persi 52mila posti di lavoro, dall’inizio dell’anno circa 70mila. Appare naturale chiedersi dove sia la ripresa annunciata dagli scenari (macro)economici. In realtà, la ripresa c’è in alcuni settori, per lo più collegati all’export, ma non in altri ancora in crisi dipendenti dal solo mercato interno che rimane bloccato a causa di consumi e investimenti insufficienti.



Da un lato, l’Italia sta aumentando la penetrazione delle sue merci nel mercato globale e il surplus commerciale. Dall’altro, il suo mercato interno esibisce un grande numero di situazioni di crisi, per esempio aziende stremate dalla lunga recessione che devono ristrutturarsi espellendo occupati, negozi che chiudono, ecc. L’export contribuisce per circa il 20% alla formazione del Pil mentre le dinamiche del mercato interno ne determinano quasi l’80%. Se non si riesce a scongelare il secondo la crescita complessiva resterà bassa perché l’export da solo non riesce a bilanciare la crisi sul lato interno.



La situazione migliorerà nel corso dell’anno, ma la ripresa resterà poca e lenta (incremento del Pil tra lo 0,5% e lo 0,8%) e la disoccupazione rimarrà elevata per i motivi detti. Bisogna annotare che il fenomeno della “ripresa senza occupazione” è tipico. Prima di assumere nuova forza lavoro le aziende cercano di saturare i potenziali di quella esistente. Nei settori industriali in miglioramento, poi, le aziende devono prima riassorbire i cassaintegrati e i contratti di solidarietà che ne hanno ridotto i costi nella recessione. Ma, soprattutto, non ci sono politiche che realmente stimolino consumi e investimenti interni per accelerare la ripresa economica e dell’occupazione dove è bloccata.



Ciò è sorprendente perché non sarebbe così difficile il farlo anche per un governo che non vuole/può ricorrere al taglio di spesa e tasse per dare impulso alla crescita. Potrebbe infatti incentivare il settore chiave delle costruzioni, ampliare la garanzia statale per dare credito alle aziende in difficoltà, riallocare più spesa inutile per apparati verso lavori pubblici, ecc. Ma non lo fa.

Il Prof. Savona, tra i più stimati economisti italiani, ha scritto al ministro Padoan una dura lettera aperta per mostrargli l’assurdità di pensare che l’export da solo possa risolvere i problemi del mercato interno evitando al governo di intervenire con azioni urgenti per scongelarlo. Mi associo perché questo è il punto che determinerà la velocità della ripresa economica e del lavoro.

 

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