«A trainare la ripresa italiana è il +28,7% nell’acquisto di mezzi di trasporto, un dato che può funzionare come “manovella esterna”, ma non come spinta duratura della crescita». È il commento di Luigi Campiglio, professore di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dopo che in settimana sono usciti diversi dati macroeconomici sul nostro Paese: l’Ocse ha confermato il +0,6% del Pil italiano nel 2015 previsto a marzo e ha ritoccato al rialzo il dato sul 2016 prevedendo un +1,5%; il Centro studi Confindustria ritiene che per il 2015-16 i risultati del Pil possano essere superiori alle previsioni prevalenti; l’Istat ha registrato una crescita nel numero degli occupati, con +133mila unità che corrispondono al +0,6%. Per il professor Campiglio, però, «per parlare di ripresa non basta un dato positivo per quanto riguarda Pil e occupazione, ma occorre che a crescere sia anche il reddito disponibile delle famiglie che è fortemente condizionato dalla pressione fiscale».
Quanto contano i dati positivi per quanto riguarda Pil e occupati?
Il segno più è sempre meglio del segno meno, e ciò consente di guardare con un briciolo di speranza maggiore al futuro. Bisogna però vedere se questa situazione si stabilizzerà. Aspettiamo di vedere almeno due o tre mesi consecutivi di aumento dell’occupazione e diminuzione della disoccupazione. Quello che a questo punto diventa molto importante è la variazione del reddito disponibile, che insieme a Pil e occupazione completa il tris d’assi per guardare al futuro con maggiore fiducia.
Da che cosa dipende il reddito disponibile?
È un dato che ovviamente non può essere calcolato a prescindere dalla pressione fiscale. Stiamo comunque parlando di variazioni totali nell’ordine dello zero virgola, che incidono sul tenore di vita a livelli impercettibili. Se ciò però prelude a un incremento stabile non abbiamo che da rallegrarcene.
Come va letto il dato sulla crescita del Pil?
Nel primo trimestre 2015 rispetto ai primi tre mesi dell’anno precedente la crescita del prodotto interno lordo è stata pari allo 0,3%. Nello stesso periodo però la spesa delle famiglie è diminuita dello 0,1%, le importazioni sono cresciute dell’1,4% e le esportazioni sono rimaste invariate. Quello che sembra fare la differenza nel quadro complessivo dell’economia del Paese è l’aumento particolarmente elevato della vendita di mezzi di trasporto, in particolare delle automobili, mentre le macchine utensili diminuiscono. Per quanto riguarda i mezzi di trasporto stiamo parlando di un +28,7% tra quarto trimestre 2014 e primo trimestre 2015 e del +40% tra primo trimestre 2014 e primo trimestre 2015.
Come si spiega questo aumento così significativo?
Un’ipotesi è che l’ondata continua di promozioni sulla vendita di auto abbia fatto breccia soprattutto nel primo trimestre del 2015, con effetti positivi sull’intera previsione annuale. Una crescita del 28,7% mi fa però sospettare che sotto ci sia anche dell’altro.
Che cosa?
Alle grandi campagne promozionali sulla vendita di auto probabilmente si aggiunge anche l’innesco di una sorta di ciclo di rinnovo del parco circolante. L’acquisto di beni durevoli ha raggiunto il limite, nel senso che un certo numero di auto è sempre più vecchio. Alcune famiglie hanno quindi approfittato di quest’ondata di promozioni. Resta il fatto che il 28,7% in più per quanto riguarda le vendite di auto ha dato il tono a tutta la crescita.
Sarà una crescita duratura?
Se fondiamo la crescita soltanto sul rinnovo del parco circolante, c’è il rischio che si esaurisca rapidamente. La scommessa è che questo elemento esterno di rinnovo del parco circolante rappresenti la “manovella esterna” per ridare un po’ di fiato almeno a un pezzo dell’economia.
In che senso la vendita di auto straniere potrebbe ridare fiato all’economia italiana?
Le due cose sono collegate perché tra il quarto trimestre dell’anno scorso e il primo trimestre di quest’anno le importazioni sono cresciute dell’1,4% mentre le esportazioni sono rimaste invariate. Non tutti evidentemente hanno acquistato auto FCA. La vera questione è che l’acquisto di auto, anche straniere, ha dato una spinta complessiva, ma non è chiaro quanto possa essere duratura.
(Pietro Vernizzi)