“La logistica è sempre più una leva strategica nella gestione di una grande Azienda-Paese come l’Italia, un sistema forte di una grande piattaforma produttiva e di una grande rete distributiva per un grande mercato di consumo, tutti fortemente integrati in Europa. Più è stretta la collaborazione tra industria e distribuzione, maggiore è la probabilità che nel sistema si generino efficienza e nuovo valore aggiunto. Cioè Pil e competitività locale in un’economia globalizzata”. Renzo Sartori, consigliere delegato di Number 1, l’ha ripetuto negli ultimi giorni a Napoli, nel corso di un workshop che l’azienda parmense (leader in Italia nella logistica food & grocery e quinto player assoluto nel settore) ha voluto organizzare appositamente nel principale polo del Mezzogiorno, in collaborazione con l’Unione industriale partenopea.



“L’eccellenza alimentare italiana riparte dal Sud – Idee, strategie, opportunità per crescere in Italia all’estero” è stato il titolo di un pomeriggio molto fitto, che ha visto alternarsi in più panel operatori ed esperti in prima linea sulla cruciale frontiera – produttiva e distributiva – del Made in Italy alimentare. Sono intervenuti: Giuseppe Esposito, presidente della sezione alimentaristi dell’Unione industriali di Napoli; Susanna Moccia, presidente Giovani industriali di Napoli; G. Schisa (direttore Pasta Garofalo), A. De Nigris (Ad Acetificio M. De Nigris), P. Petti (Ad Gruppo Petti); R. Calcagni (AD Gruppo Besana), P. Mirra (Cmd Barilla); G. Calanchi (AD Number 1); R. Galasso (Retail Solutions DirectorIRI Information Resources); D. Cozzarolo (AD Italy Cash), N. Mastromartino; Presidente Gruppo Vegè), A. Mantelli (Direttore Supply Chain Conad).



“E’ stato un confronto molto utile”, dice Sartori a IlSussidiario.net. “Noi di Number 1 non siamo venuti a Napoli solo per confermare le relazioni di business che abbiamo consolidato in un’area importante del food nazionale, ma soprattutto perché riteniamo che in questa fase tutti gli addetti ai lavori abbiano bisogno di riflettere assieme su come possono assieme contribuire alla ripresa attraverso un ripensamento e una riorganizzazione corale di alcuni grandi processi economici nel sistema delle imprese. Oggi il marketing più importante è quello delle buone idee e la ricostruzione della fiducia passa attraverso forme di dialogo nuovo fra imprese che presidiano segmenti diversi di una stessa catena del valore”.



La logistica conto terzi in Italia, prendendo spunto dalle ricerche dell’osservatorio sulla contract logistics del Politecnico di Milano, ricorda Sartori, vale ancora 80 miliardi ed è un settore in continua crescita nonostante abbia accusato un piccolo e inevitabile rallentamento in questi ultimi anni di crisi. Ma la “terzializzazione” cresce (dal 36,4% del 2009 al 39,1% del 2012) segno che il settore sta reagendo alla recessione con il cambiamento. “L’approccio vincente – dice il manager di Number 1 – è chiaramente quello che fa interagire committenti, tecnologia e servizi per produrre innovazione e quindi efficienza”. Al Sud le cifre di base parlano chiaro: le grandi aziende di prodotti alimentari – con oltre 50 milioni di fatturato) sono 39 – il 16% del totale italiano – e il fatturato complessivo del comparto alimentare al Sud è cresciuto a ritmi più accelerati rispetto alla media italiana, così come l’export si è rafforzato anche nel 2014. . Questa’offerta di innovazione è una categoria precisa dell’economia industriale – ma per Number1 è da sempre un must e anche dei brand: ad esempio il Progetto Syncro.

“Il progetto – ha ricordato a Napoli – nasce a fine 2003 con una collaborazione con due insegne della grande distribuzione (Lombardini e Nordiconad), con l’obiettivo è di creare efficienza all’interno della filiera produttore-punto di consegna attraverso un processo di sincronizzazine degli ordine e delle consegne approfittando delle caratteristiche di Number1 come operatore logistico. I volumi gestiti da Number 1 costituiscono circa il 20% del totale consegnato agli snodi della grande distribuzione organizzata ; con know how specifico nel dedicare risorse allo sviluppo e al controllo del progetto e con sistemi specifici per la programmazione dei flussi ed il monitoraggio delle performance”.

Per i punti che aderiscono al progetto vengono concordati i giorni di consegna in cui effettuare l’aggregazione degli ordini (in genere 2 giorni lavorativi) valutata la possibilità di avere corsia preferenziale allo scarico, con erogazione del beneficio economico (che viene calcolato in base ai colli effettivamente consegnati in modalità Syncronizzata). Indiscutibili nomi e numeri del progetto realizzato: 50 centri della grande distribuzione (Auchan, C4 , Conad, Sma, Selex, etc); 21 produttori (Heinz, Star, Mellin, Riso Gallo, Bolton alimentari, Spumanti Valdo, Sodalco, Mapa Spontex, Affinity Petcare, Pompadour, Garofalo, Nostromo, Carlsberg, Sisma, GSK, Neri, Coswell, Althea, Hipp, Bauli); 12 milioni di colli/ anno Syncronizzati; 34.000 bolle/anno Syncronizzate. Oltre ai benefici logistici diretti dei flussi ottimizzati da Syncro (dalla riduzione dei costi alla massimizzazione di puntualità e affidabilità delle consegne, come Number 1 spiegato con dettaglio tecnico), un “balzo in avanti logistico” produce economie più ampie nel sistema, come la compressione di traffico e inquinamento.

Ma Syncro non è un strumento statico: sintetizza piuttosto una filosofia strategica, una tendenza al miglioramento nella quale l’operatore logistico sollecita continuamente i suoi interlocutori operativi. “Non dividere hand, trasporti di distribuzione e rifornimenti a centri distributivi”; “Integrare a monte la gestione delle scorte aumentando le saturazioni”; “Eliminare il più possibile le lavorazioni”; “Passare dalla logistica-commodity alla logistica strategica”: a Napoli tutte le parole-guida sono state rimesse in discussione. E Sartori non ha rinunciato ad allargare lo sguardo sll’intera “economia logistica” italiana.

La gestione della supply chain nazionale è affidata a 20.400 società (esclusi i “padroncini”): di questi 5200 operano al Centro e 7.100 al Sud. GI player di logistica integrata sono però in tutto 1.032 (225 al Centro e 315 nel Mezzogiorno). Su 61,4 miliardi di fatturato delle società, 10,5 sono stati realizzati al Centro e 9,5 al Sud. Nel Meridione le aziende sono chiaramente più piccole, anche se hanno mostrato un buon dinamismo fra il 2011 e il 2013, incrementando il fatturato di oltre il 10 per cento. Sartori, in ogni caso, non ha dubbi: “Il mercato italiano della logistica resta ancora troppo parcellizzato e la concorrenza rimane ancora troppo ancorata alla leva del costo e poco proiettata all’aumento del contenuto di servizio, a cominciare da quello generato dalla specializzazione e dall’integrazione delle funzioni”. Ancora: “In Italia si confonde ancora troppo spesso la logistica con le infrastrutture e non vi è sufficiente attenzione anche del governo alle tematiche legali e ai processi d’integrazione”.

“Ma l’Italia – ha sottolineato Sartori a Napoli – è un paese in cui l’iniziativa imprenditoriale ha spesso saputo imprimere cambiamenti e accelerazioni insospettate. La stessa nascita di Fisi e l’acquisizione di Number 1 dallo sviluppo strategico alla continua collaborazione con il gruppo Barilla e con tutti i maggiori produttori nel settore food, sono la prova di come l’Azienda-Italia sappia giocare con dimensioni e strategie diverse in settori considerati ingiustamente “tradizionali”. Per questo Sartori, anche a Napoli, non ha rinunciato a chiedere agli “amici produttori” uno sforzo comune per lavorare assieme agli operatori logistici di frontiera.

(Antonio Quaglio)