Mentre si è immersi nel proprio lavoro o nelle proprie preoccupazioni, accade che di colpo arrivi una notizia: è morto Elio Fiorucci. Davanti a questo ineludibile avvenimento per la vita di ogni uomo, il primo contraccolpo ci lascia con il fiato sospeso per l’irrompere di qualcosa di più grande di noi, di inevitabile, che sopraggiunge quando meno ce lo aspettiamo. Dopo questo sospiro, davanti al mistero della vita e della morte, sorge spontaneamente una domanda: ma come? Sappiamo bene che qualsiasi risposta non possa colmare ciò che questo interrogativo scaturisce nel nostro cuore. Nessuna ragione o giustificazione è sufficiente per spiegare quanto è accaduto. Il mio secondo pensiero si riferisce alla persona, a ciò che ha rappresentato, a ciò che ognuno custodisce nella propria memoria. Oggi i quotidiani hanno pubblicato numerosi articoli e commenti sul contributo offerto da Elio alla società, all’economia oltre che alle relazioni instaurate con persone provenienti da tante parti del mondo. Eppure tutta la somma, pur vera e stimabile, di ciò che ha fatto nella sua vita non è sufficiente a spiegare e a comprendere la sua umanità. Conoscevo Elio: a lui e a sua sorella Floria mi legava un’amicizia sincera e particolare. Un rapporto che è stato sempre ispirato alla più assoluta e totale gratuità. Ci ha sempre contraddistinto un’ultima e profonda simpatia per l’umano, prima che per ogni pensiero, idea o progetto. Non una simpatia “sentimentale” e istintiva. La sua radice era quell’inquietudine e solitudine che albergava nei nostri cuori. Tanto era così intima che è venuto naturale, a un certo punto, condividere insieme questioni molto personali e riservate, che tali rimangono. Più volte Elio e Floria hanno accettato di partecipare ad alcuni avvenimenti della mia esperienza cristiana. Ho sempre trovato in loro una grande apertura. Elio è molto di più di quel che è stato scritto. E’ stato un grande creativo, che ha dettato moda e tendenze; una personalità di successo che ha vissuto anche gli insuccessi con il coraggio di ripartire; un uomo che amava la vita, la realtà e la natura, cioè il Creato.



Ma, ultimamente, Elio era un uomo solo. Un po’ come tutti noi. Non si tratta di una solitudine determinata dalla carenza di rapporti (pochi, come lui, sono stati sovrabbondanti di relazioni e collegamenti). Mi riferisco, piuttosto, all’inquietudine che alberga nel cuore di ogni uomo alla ricerca di un significato e di un senso. Alla ricerca di qualcuno che lo possa amare e abbracciare non per ciò che rappresenta ma per ciò che è davvero. Sono certo che adesso Elio sia abbracciato dalla Misericordia di Cristo e di Dio. E che, con il suo ingenuo e disarmante sorriso, ora dica: “ho capito cosa stavo cercando”.

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