Parlare oggi di scuola sembra sempre molto complicato, con il rischio di impelagarsi nelle polemiche estreme sulla riforma della Buona Scuola del governo Renzi: eppure ci sono due realtà che da circa 6 mesi girano l’Italia per promuovere un’iniziativa informativa e comunicativa sullo stato attuale della scuola italiana. Un concentrato di fatti e non di teorie che coinvolgono l’intero mondo dell’edilizia scolastica. Per chi è lettore di queste pagine, sa quanto il Sussidiario si sia occupato di questa tematica decisiva per far ripartire il mondo dell’istruzione in Italia, minato da edifici per il 66% dei casi costruito prima del 1971: proprio questo uno dei dati presentati oggi all’ultima tappa che chiude il tour di FederlegnoArredo e Cittadinanzattiva, le due realtà di qui sopra il cui obiettivo ampiamente raggiunto è stato quello di mostrare lo stato d’arte delle questioni. “La mia scuola è”, l’installazione in legno che ha girato le piazze di otto città italiane da aprile a settembre, con l’obiettivo di far vivere le criticità strutturali delle scuole italiane e offrire esempi concreti di miglioramento. Un progetto nato dalla collaborazione tra Federlegno Arredo Eventi, Cittadinanzattiva e MADE expo, che ha sensibilizzato migliaia di cittadini attraverso la ricostruzione di due aule scolastiche reali in cui appare lo stato di conservazione degli edifici scolastici italiani: una poco accessibile, fatiscente e per nulla confortevole (“classe Ko”), l’altra moderna, e innovativa e soprattutto sicura (“classe OK”). Nel corso del tour è stato anche evidenziato ciò che di innovativo è stato introdotto nelle scuole italiane, diffondendo buone pratiche nella progettazione e nella realizzazione di edifici scolastici eco-sostenibili, antisismici e accessibili, come ad esempio le costruzioni post-sisma in Emilia Romagna. Su questo e sul bilancio finale del tour che ha toccato varie città italiane da nord a sud, in esclusiva per il Sussidiario il presidente di Assolegno, Emanuele Orsini ha affermato come il cambio tendenza finalmente è arrivato. «I 4 miliardi del governo, i Bonus ristrutturazioni e l’Ecobonus per la riqualificazione energetica, sono molto positivi; Milano ha lanciato 4 nuovi appalti pubblici per scuole e nelle zone del terremoto da dove provengo circa il 40% delle scuole sono già state ricostruite, a norma e in legno con qualità antisismica». Ma è l’attenzione al prodotto, oltre alla ricostruzione, che ha colpito FederlegnoArredo del lavoro di questo governo che al di là delle considerazione politiche non si può dire che non sia al lavoro sul mondo della scuola, come forse mai finora: «Finalmente si parla di scuola in maniera reale e l’attenzione al prodotto è incredibile: interessante specie per la accorta tensione a costruire edifici dal basso impatto ambientale, proprio come l’Europa ci richiede entro il 2019».



Prima dell’inaugurazione dell’ultima tappa del tour in piazza San Silvestro a Roma, Orsini ha anche annunciato come questo progetto sostienga la qualità degli edifici scolastici e si inserisca all’interno di una politica nazionale fortemente impegnata a rinnovare e migliorare il patrimonio dello stock edilizio scolastico. Insomma qualcosa si smuove e finalmente riparte in Italia e coinvolge un settore che troppo spesso è stato sacrificato per far spazio ad incombenze più urgenti, con l’imperdonabile errore di rimandare il futuro della propria stessa generazione di italiani che sulla scuola si formano e si educano, e non lo possono fare in strutture fatiscenti e volte al brutto. La cultura del bello invece non è solo un slogan politico, ma è l’attenzione per i dettagli che servono al “dettaglio” più importante, ovvero la singolarità di ogni ragazzo che varca le nostre squadre. Chiude così il presidente di Assolegno, puntando l’accento su un tema spinoso come le infrastruttura in Italia: «Trent’anni fa si pensavano infrastrutture solo come strade e palazzi, poi ci siamo evoluti leggermente costruendo infrastrutture tecnologiche: oggi finalmente si torna ad accostare questo termine alla scuola». Meglio tardi che mai.

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