“Nella prossima legge di stabilità stiamo pensando di estendere un ulteriore abbattimento della tassazione a favore della competitività d’impresa”. Sono le parole di Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, che intervenendo di fronte agli imprenditori al workshop Ambrosetti ha aggiunto: “Non è solo la tassa sulla casa che viene aggredita”. Durante il suo discorso al Meeting di Rimini il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva annunciato un piano pluriennale di taglio delle tasse. Nelle intenzioni del premier, nel 2016 si inizierà con l’aggredire le tasse sulla prima casa, Imu e Tasi, per poi passare nel 2017-2018 alle imposte che gravano sulle imprese quali Irap e Ires.
Quali sono gli sconti fiscali alle imprese che ha in mente il ministro Padoan?
Ciò cui fa riferimento Padoan è qualcosa di diverso rispetto al programma fiscale annunciato dal presidente del Consiglio. Quest’ultimo riguarda la famiglia delle grandi tasse, quelle su casa e lavoro tra cui ci sono anche Irap e Ires. Negli scorsi giorni invece si era parlato della possibilità di introdurre delle defiscalizzazioni per gli investimenti.
Lei come valuta questa iniziativa?
Se è a questo che si sta pensando al ministero dell’Economia, si tratta di un’iniziativa molto interessante. In questo modo quando un imprenditore acquista dei macchinari per l’industria, ha dei vantaggi aggiuntivi. Come sappiamo la nuova legge Sabatini ha ulteriormente incentivato questo tipo di investimenti. Se poi si introducono anche delle forme di defiscalizzazione, parziale o progressiva, sugli acquisti di macchinari chiaramente gli investimenti sono stimolati ancora di più.
A quanto ammonterebbero questi incentivi fiscali?
E’ una tipologia di interventi con costi molto inferiori a quelli più massici come Imu, Tasi, Irap e Ires. I tagli annunciati da Renzi richiedono una programmazione pluriennale, mentre le defiscalizzazioni sono interventi più simili alla cosiddetta “Tremontina” sul macchinario, o al bonus mobili e ristrutturazioni.
Come funzionerebbero questi sgravi?
Un’impresa sa che se deve acquistare un nuovo macchinario perché sta ripartendo il ciclo economico o perché desidera modernizzarsi, può ammortizzare una parte della spesa con maggiore rapidità. Questa tipologia di interventi ha dei costi che possono essere facilmente coperti nel corso di una normale finanziaria.
Quali obiettivi di politica fiscale si propongono queste misure?
L’obiettivo è molto chiaro. In questo momento assistiamo a una ripartenza della domanda interna, mentre la crescita del Pil non sta dipendendo da fattori esterni. E’ effettivamente vero che il quantitative easing sta proteggendo i debiti pubblici, a differenza del cambio dell’euro non è invece così decisivo, perché l’unico Paese con cui riusciamo a sfruttarlo sono gli Stati Uniti in quanto il resto dell’economia mondiale è ferma.
Come sta evolvendo la situazione economica dell’Italia?
La posizione finanziaria netta dell’Italia sull’estero sta migliorando, anche grazie a un’estate stabile. Questo non c’entra però con la crescita del Pil, ma è un fatto di flussi patrimoniali tra l’Italia e altri Paesi. Lo stesso Qe ha abbassato i tassi e ci permette di pagare un po’ meno di interessi sul debito, ma la ripresa del Pil non si sta basando su questo.
Su che cosa si sta basando allora?
Il vero motivo della ripresa del Pil è che nel primo trimestre c’è stato un boom di investimenti, che poi hanno rallentato nel secondo. Nel secondo trimestre però c’è stata un’impennata dei consumi delle famiglie. E’ la domanda interna che ci sta spingendo, e tra l’altro continuerà a spingerci anche nei prossimi trimestri.
Quali sono le conseguenze sull’attività delle imprese?
Siccome c’è la ripresa le imprese italiane stanno importando più materie prime e più semilavorati. L’export al contrario è sostanzialmente invariato, e dunque nei prossimi mesi non saranno più le esportazioni a trainarci, bensì i consumi e gli investimenti interni. Le politiche economiche da adottare per sostenere consumi e investimenti sono chiare. Ecco dunque spiegato perché, come sembrerebbe, il ministro Padoan ha deciso di defiscalizzare gli investimenti delle imprese.
(Pietro Vernizzi)