“Qualche tempo fa – ricordano Marco e Federico – abbiamo chiesto a Giorgio Vittadini, che stava facendo decollare la Compagnia delle Opere mentre Mocine muoveva i suoi primi passi, se a quasi quarant’anni dai nostri inizi, abbia ancora un significato fare agricoltura come la facciamo noi, farla in Italia, farla ora a Santa Marta alla periferia sud di Milano. Siamo rimasti colpiti dal sentirci dire che è la nostra attività d’impresa è forse più importante oggi di allora: l’identità costruita e tenuta viva nel tempo è il costitutiva del valore della nostra cooperativa”.



A Santa Marta, il mese di dicembre è sempre caratterizzato da un particolare fermento. Il giorno dell’Immacolata la Cascina si aprirà per un appuntamento ormai tradizionale – a base di musica e risotto – nato dall’amicizia con il Comune di Zibido San Giacomo.

La preparazione e la vendita di pacchi natalizi, intanto, è un impegno classico: importante certamente per il fatturato annuale, ma anche per l’identità (quest’anno la linea-format è ispirata ai personaggi dei “Promessi Sposi”. I pacchi, anno dopo anno, vengono riempiti di prodotti che descrivono i tentativi, le scelte, i progressi e i successi della cooperativa nata nel 1979 presso il Podere Molcine nelle Crete senesi (anche grazie all’incontro con l’abbazia benedettina di Monte Oliveto Maggiore) e approdata poi negli anni ’80 a La Mola (al confine fra Parma e Piacenza) e infine nel Parco Agricolo Sud di Milano. Una ventina i soci fondatori, una trentina i dipendenti oggi per curare la conduzione di 500 ettari agricoli.



I vini prodotti in Toscana a partire da Sangiovese, Colorino e da due antiche uve autoctone (Foglia Tonda e Bersaglina). La birra prodotta dalla comunità della Cascinazza, vicina di casa di Santa Marta. L’olio extravergine biologico, sempre dal senese. Dalla pianura padana vengono invece Il risotto al radicchio in barattolo oppure il Bianco d’Italia, formaggio prodotto con il latte di 600 capi di Frisona italiana allevato alla Mola. E poi il panettone artigianale, i biscotti e le conserve. “A Santa Marta – un insediamento agricolo fondato nel 1758 – abbiamo scelto di valorizzare la coltivazione del riso: il prodotto tipico al quale (Carnaroli e Arborio) abbiamo destinato il 60% della superficie agricola, oltre a investimenti recenti cone un nuovo essiccatoio.il nostro riso si caratterizza per il non essere completamente bianco, come quelli commerciali, ad una pilatura artigianale”.



Duemila quintali di “carnaroli”; 800 di “arborio”: Le cifre, nel 2016, contano per un’azienda che ha sempre misurato la sua vitalità sul mercato: 500 sono oggi i quintali di ortaggi e trasformati, 100 i quintali di frutta, 40mila glio ettolitri di latte di alta qualità e trasformati; 100 i quintali di carne scottona di razza frisona; 30mila le bottiglie di Rosso Toscano biologico e 5mila quelle di olio extravergine di oliva biologico. Ma la “misura” competitiva di Mocine comprende anche altro: l’accoglienza nell’agriturismo in Toscana, oppure il maneggio a Santa Marta. L’identità non butta via mai nulla ma si arricchisce nel tempo.

(Antonio Quaglio)