Si è svolta dal 12 al 15 aprile scorso a Leon EXPOMAQ 2016, la fiera del settore delle macchine utensili in Messico. All’interno della manifestazione sono stati organizzati visite e incontri in collaborazione con ICE-Agenzia di Città del Messico, delle aziende COMERCIAL ANFRA, METALICOS ETERNITY, VCST MEXICO, INTERNACIONAL MECANICA. Expomaq 2016, organizzata da AMDM-Machinery Distributors Mexican Association nel centro espositivo Poliforum di Leon, si è dimostrata essere una fiera in buona crescita, rispetto alle storiche Tecma di città del Messico e Expo Manufactura di Monterrey che nelle ultime edizioni hanno registrato un calo sia in termini di espositori che di visitatori. Si sono contati oltre 300 espositori (precisamente 340 tra diretti e indiretti) in uno spazio espositivo di 22.000 mq lordi, quasi 14.000 mq netti in un unico padiglione molto grande tutto esaurito (spazio espositivo del 35% superiore all’ultima edizione della fiera tenutasi nel 2014 a Queretaro). Il numero dei visitatori finali non è ancora stato reso noto dagli organizzatori: comunque i giorni migliori di fiera sono stati il primo e il giovedì 14 aprile (sottotono mercoledì 13). La maggior parte dei principali competitors internazionali (tedeschi e giapponesi in primis) erano presenti indirettamente.



Alcune aziende italiane erano presenti tramite agente come Molemab, Gerardi, Frb, Millutensil, Fidia, Pietro Carnaghi, Ercolina e Garboli. Invece presenti direttamente Mep, Marposs, Blm Group, Sisma e Crippa. Dalle interviste ai rappresentanti aziendali è emerso un quadro piuttosto positivo del mercato messicano attuale e del prossimo futuro in particolare per il settore automotive seguito da aerospace e railways. In fase di rallentamento invece il comparto energetico. Le interviste hanno dato conferma che molti clienti storici messicani non sono andati in visita alle ultime edizioni di Tecma ed Expo Manufactura evidenziando invece la tendenza, nel prossimo futuro, a puntare decisamente su Expomaq, anche perché la fiera continuerà a svolgersi nell’area geografica del Bajio (zona in cui si stanno concentrando i maggiori investimenti in nuova tecnologia) di gran lunga la più dinamica e la più in crescita del Messico. Hanno inoltre sottolineato una tendenza generale a un abbandono dei clienti a capitale messicano perché da dover finanziare nel “lungo periodo” e con richieste di sconto molto elevate che limano al minimo i margini di profitto. Quindi ultimamente stanno concentrando l’attenzione maggiormente sui colossi internazionali che hanno investito in loco (fenomeno del reshoring), soprattutto nel settore automotive.



Nel 2015 il consumo di macchine utensili in Messico ha registrato una crescita del 35,3%, per un valore di due miliardi di euro (che sono valsi il settimo posto nella classifica mondiale). La domanda, di fatto, è soddisfatta interamente dalle importazioni; nel 2015 il Messico ha acquistato macchine utensili dall’estero per 1.979 milioni di euro (+37,1%), risultando il quarto importatore globale. Secondo le stime di Oxford Economics, il consumo messicano di macchine utensili dovrebbe crescere del 4,6% di media nei prossimi anni, toccando i 2.400 milioni nel 2019. A parte una modesta produzione locale, di poco superiore ai 100 milioni, i principali fornitori del mercato messicano sono dunque i costruttori stranieri. Gli statunitensi sono stati i principali fornitori nel 2015, con 689 milioni di euro, seguiti dai fabbricanti tedeschi, giapponesi e sudcoreani. Per quanto riguarda l’interscambio tra Italia e Messico nel 2015, l’export è diminuito del 7,9%, per un valore di 76,9 milioni. Questo non ha privato il Messico di diventare il secondo mercato di sbocco per le macchine utensili italiane nel continente dal 2014 superando il Brasile e attestandosi solo dietro gli Stati Uniti. Il comparto asportazione, che pesa per il 51,7% del totale export, ha messo a segno un incremento dello 0,4%; quello a deformazione è calato del 15,4%. Tra le principali tipologie di macchine esportate, al primo posto si trovano curvatrici e piegatrici, con una quota del 21,2% del totale. Seguono i centri di lavoro (11,1%), le presse (9%) e i torni (7,6%).

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