“C’è il segno più davanti al valore del nostro prodotto nel 2016, con indicazioni positive soprattutto dal mercato interno”. Massimo Carboniero – neo-presidente di Ucimu-Sistemi per produrre – conversa con IlSussidiario.net al termine dell’incontro “Sussidiarietà e politiche industriali”, che ha presentato al Meeting il decimo Rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà. C’è il tempo per una riflessione sulla congiuntura delle macchine utensili, ma soprattutto per la complessa agenda autunnale di una politica industriale votata alla ripresa.



“Su Industria.4.0 siamo in prima linea”, conferma Carboniero. L’associazione di categoria delle aziende produttrici dei beni strumentali non può non esserlo: i costruttori dell’innovazione sono anzitutto loro. Ucimu ha messo al lavoro le strutture interne e un gruppo di associati è già in allerta per un progetto-pilota, mentre Roland Berger sta ultimando un rapporto appositamente commissionato. Al Bimu di ottobre, alla Fiera di Milano, si sono già iscritti oltre 900 partecipanti e “industria 4.0” sarà il filo rosso:  per allora, fra l’altro, sono attese indicazioni certe dal Ministero dello Sviluppo Economico.



Ucimu si attende la conferma del super ammortamento al 140%? “Naturalmente c’è lo auguriamo, ma contiamo che l’intervento sia mirato, articolato. Il passaggio “industria 4.0″ – almeno come lo intendiamo noi – non può ridursi a pretesto per uno sgravio fiscale per quanto importate. Noi riteniamo corretto chiedere alla politica industriale stimoli selettivi – e quindi eventualmente più forti – a fronte di un’offerta credibile, da parte delle nostre aziende, di reali passi in avanti nella competitività del sistema produttivo”. Le carte sono ancora coperte: soprattutto sull’ipotesi di agevolazioni avanzate (circolano già le etichette ufficiose e di “iper-ammortamento” e/o di “de fiscalizzazione degli utili reinvestiti”).  Contano però gli elementi  già delineati nella riflessione strategica di Ucimu sul dossier.



Progettazione realmente innovativa di beni strumentali (anzitutto attraverso programmi  di simulazione);  offerta di “sistemi integrati” e non solo di macchinari (soprattutto quando il parco-macchine  va svecchiato come quello italiano); qualità di scala superiore, certificata in modo nuovo; “posti di lavoro intelligente” in grado di supportare “lavoratori 4.0” su molti versanti: rivoluzionando tempi e modi della formazione e aumentando i gradi di sicurezza e di salute in azienda. È’ su questi temi che Ucimu attende input forti dal governo ed è pronta a stare al  tavolo con pari impegno. E parlando di sussidiarietà e politiche industriali (con Giorgio Vittadini, Paola Garrone, curatrice del rapporto, e gli imprenditori vetrari veneziani Giampaolo e Gianandrea Seguso), Carboniero ha ricordato la ricchezza e la complessità dell’imprenditorialità italiana nel settore delle macchine utensili: che non a caso ha partecipato al test del Rapporto 2016  della Fondazione sul ruolo delle “soft skills” in azienda.

“Con 400 imprese e 32mila addetti, quasi 8 miliardi di contributo al Pil, l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione recita un ruolo di primo piano nello scenario internazionale, dove occupa la quarta posizione fra i produttori e la terza fra gli esportatori.”, ha detto il presidente Ucimu. “Al di là dei numeri, il valore del settore risiede proprio nel contenuto della produzione che è frutto del lavoro dell’uomo. Gli imprenditori italiani della macchina utensile operano come fossero dei sarti, realizzando soluzioni su misura perfettamente rispondenti alle esigenze del cliente, spesso realizzando veri e propri prototipi. È’ chiaro che in un settore come il nostro la conoscenza, il know how, l’ingegnerizzazione, i fattori soft e in ultima analisi tutti gli aspetti legati ai rapporti personali, dentro e fuori l’azienda, risultati decisivi per il successo del business”.

“Le aziende sono fatte di persone – ha sottolineato Carboniero  e sono generalmente piccole e medie, a proprietà e gestione familiare. I dipendenti non sono numeri ma persone, che nella maggior parte dei casi sono cresciute in azienda. Le rilevazioni del Rapporto “Sussidiarietà e politiche industriali” ha dimostrato in termini aggiornati che il reale patrimonio delle imprese italiane è proprio il capitale umano. Le giovani risorse entrano in azienda e vengono remate all’interno. Quello che chiediamo loro è una buona preparazione di base, curiosità, entusiasmo e passione. Il resto verrà poi e uno dei compiti di noi imprenditori è coinvolgerli, fidelizzarli, stimolarli”.

Su queste evidenze, il presidente dell’Ucimu ha registrato che “il modello duale di impresa e corpi intermedi, cioè organizzazioni di imprese, è quello più adatto e funzionale. In Italia, nel settore della macchina utensile ma anche in altri, abbiamo ottime imprese guidate da ottimi imprenditori, con una leadership illuminata, spontanea e inclusiva. L’imprenditore che trascina, che è coinvolto profondamente in ciò che fa, che vuole il dialogo con i suoi collaboratori, che è preparato e ha una mente libera ma desidera collaborare con la sua squadre è quello che avrà più successo. Ma incontrerà sempre difficoltà cui da solo non potrà trovare rimedio. Per questo esistono le associazioni di categoria che – se sane e ben gestite – svolgono una funzione sussidiaria indispensabile a un sistema costituto da Pmi.

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