C’è anche un riso dal gusto fraterno e solidale nel Sud che non ti aspetti. È di qualità eccezionale e rigorosamente “made in Calabria”. Pochi sanno che il più noto riso meridionale è quello della Piana di Sibari, dove ben 700 ettari di risaie producono, senza anticrittogamici, straordinarie varietà di arborio, carnaroli, gange e, soprattutto, karnak. E sono in pochissimi a sapere che fra i maggiori produttori nazionali di riso varietà karnak c’è l’azienda agricola Terzeria, una tenuta di oltre 600 fertilissimi ettari, di cui 200 dedicati alle risaie.
Appartengono alla Curia vescovile di Cassano all’Jonio, guidata da monsignor Francesco Savino. Il presule è il quarto vescovo-risicoltore della diocesi calabrese. Prima di lui c’era stato Nunzio Galantino, chiamato poi da papa Francesco all’incarico di segretario generale della Conferenza episcopale Italiana e ancor prima Vincenzo Bertolone e Domenico Graziani che, giusto diciotto anni fa, mise mano fattivamente a quella grande estensione di terra che dal 1935 era proprietà della diocesi.
Era stata donata alla Curia dalla famiglia Rovitti, col vincolo che i proventi contribuissero al sostentamento di un istituto assistenziale. Per circa settant’anni, però, i terreni, concessi in affitto, avevano reso assai poco. Finché non è arrivato il vescovo Graziani che ha deciso di conservare alla Chiesa la proprietà, mettendo al riparo le finalità sociali, e affidando a professionisti laici la gestione imprenditoriale. È questa la storia – di idee, uomini, volontà e competenze – che ha creato il mito del “vescovo risicoltore”. Dopo Graziano, Bertolone, Galantino e Savino hanno dato nuovi impulsi all’impresa e la Terzeria è diventata un’azienda-modello.
“I primi due anni sono trascorsi a recuperare il possesso dei terreni che in parte erano subaffittati – ricorda Eugenio Conforti che fu il primo a rispondere all’appello di monsignor Graziani lasciando l’azienda dolciaria che aveva fondato -, poi abbiamo avviato una radicale riconversione delle vecchie conduzioni tradizionali e introdotto nuove colture, agrumi biologici, tardivi, ortaggi e il riso, scegliendo il karnak, una varietà dalla taglia bassa ideale per resistere ai venti che qui scendono intensi dal Pollino, ma anche la più adatta alle variazioni climatiche”.
Nella grande tenuta le risaie sono spettacolari, specie a primavera, quando sono lucide “a specchio” perché irrigate per colmazione. Qui s’impiegano tecnologie d’avanguardia come il controllo satellitare per rendere ottimale il fabbisogno irriguo riducendo al minimo la bagnatura dei campi perfettamente livellati. “A maggio – spiega Conforti, il manager 54enne che oggi è amministratore delegato della Terzeria – i campi vengono inondati nel rispetto della tutela ambientale, con un livello di acqua che non supera i due centimetri”.
Il riso calabrese oltre ad avere un significato economico ha un alto valore ambientale. “Grazie alla risicoltura – sottolinea Conforti – in questo territorio che ha depositi di salgemma nel sottosuolo, si favorisce il controllo delle risalenze saline impedendo la desertificazione dei terreni”. La sommersione “a scorrimento” delle risaie con l’acqua dolce che scende dal Pollino respinge insomma il sale in profondità con un riequilibrio naturale della falda. E così, insieme al cereale più consumato al mondo, nella Piana di Sibari si coltiva anche l’ecologia e le risaie sono diventate habitat prediletto delle cicogne.
Ma l’azienda della Curia di Cassano, che è arrivata a una produzione annua di due milioni di euro e dà lavoro a una trentina di persone, mette sul mercato anche 500 tonnellate di agrumi biologici (specialità tardive e ibridi come le arance Tecla, un incrocio di tarocco e clementine), schiera 70 ettari di cavolfiori (il campo più grande d’Italia) e alleva un centinaio di bovini pregiati e 300 pecore.
E non basta. Il dinamico Eugenio Conforti s’è tuffato nell’energia pulita creando una rete di impianti fotovoltaici, nell’agriturismo (rilanciando una splendida azienda-pioniera affacciata sullo Jonio di Albidona) e nell’innovazione agroalimentare, dando vita alla produzione di Reolì, il primo olio extravergine d’oliva spalmabile messo a punto dai laboratori dell’Università della Calabria.
Le risaie rimangono comunque centrali, alla Terzeria: dall’azienda della Curia, ottocento tonnellate di risone prendono ogni anno la strada delle riserìe del Nord Italia. Una parte, però, viene lavorata in loco e commercializzata come “riso di Sibari”. Per tutti, “Il riso del Vescovo”.
(Gianfranco Manfredi)