“È molto, molto importante che il bonus mobili venga confermato: siamo sulla buona strada, ma non è ancora fatta, e dobbiamo vigilare affinchè avvenga”: Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo, è un appassionato, strenuo sostenitore di un’innovazione fiscale che, sottolinea, ha fatto un gran bene al suo settore industriale, ma anche alle casse dell’erario. “Questa manovra costa 80 milioni di euro, ma solo di gettito Iva comporta l’incasso di 160 milioni, per non parlare del maggiore profitto delle imprese che pagano quindi più tasse sul reddito. Dunque, il costo annuale dell’incentivo è di 17 milioni di euro, mentre l’introito è di 160. Un affare, per il fisco, non le sembra?”.



Ma il bonus mobili, che è poi una specie di vagoncino attaccato al bonus per le ristrutturazioni edilizie, e vale 10 mila euro a incentivo, non è l’unica bandiera che la Federazione dei produttori di mobili sventola, in queste convulse settimane di dibattito parlamentare sulla Legge di bilancio. “Noi stiamo anche chiedendo di ripristinare altri due incentivi importanti: il bonus per le giovani coppie e l’ecobonus, cioè l’incentivo fiscale che sostiene l’aggiunta di componenti edilizie, come l’involucro coibentante, che permettono di risparmiare energie da riscaldamento, che si avvia sì a essere confermato, ma ridotto dal 65% al 50%. Ecco, secondo noi è un errore. In una fase come questa, il sistema Italia ha bisogno di una serie di sostegni fiscali ai massimi livelli, meglio fare così”, dice Orsini.



“Il bonus per le giovani coppie, quelle entro i 35 anni, vale 16 mila euro, è condizionato ad alcune caratteristiche ma è utile e sensato, serve anch’esso a comprare mobili, intende agevolare la costituzione dei nuovi nuclei familiari, ed è giusto anche in questa finalità”.

Ma la tesi del presidente della Federlegno è più strutturalista: “Vede, nel 2006, i permessi a costruire in Italia erano stati 245 mila, quest’anno appena 48 mila. Questo significa che l’industria edilizia è ancora in panne. E senza edilizia, il Pil italiano non può andare oltre una crescita dell’1,5% o poco più, non si può vivere solo di industria meccanica, per quanto valida e qualificata sia la nostra industria meccanica: non basta! Peraltro, e senza nulla togliere ai meriti del settore, l’edilizia non è legata alle innovazioni 4.0, che creano valore ma non creano corrispondente lavoro”.



Orsini non si sottrae a una domanda-chiave su questa materia: i bonus non sono una specie di droga, per un settore industriale? “No, non sono una droga: sono un incentivo all’economia reale. In un momento in cui il nostro settore sta ripartendo, non si deve assolutamente toglierli. I dati parlano chiaro. A giugno il nostro settore cresceva del 2,1% come media tra la crescita dell’export e quella del mercato interno. Ebbene, l’export cresceva del 3,5%, il che significa che il mercato interno non cresceva, ma era allineato con l’anno scorso. Sa cosa vuol dire, questo? Che senza il bonus mobili, cioè senza una misura che ha reso possibile l’andamento registrato dalla domanda interna nel 2016, il settore perderebbe – o almeno, rischierebbe di perdere – ben 1,7-1,8 di fatturato, il che comporterebbe che 9000 addetti resterebbero a casa, senza lavoro. Le famiglie italiane che hanno chiesto il bonus mobili sono state 260 mila, l’anno scorso. Ebbene, quando hai un settore in fase di ripresa, è necessario sostenerlo con la massima potenza, altrimenti è come togliere gas a un aereo in fase di decollo. Noi abbiamo assoluto bisogno che quest’areo prenda il volo, salga in quota e vada forte, non dimentichiamoci che sulla Russia il nostro settore ha perso il 50% del mercato dell’export. Abbiamo la domanda dalla Cina che cresce del 32%, ma è rivolta solo alle aziende grandi, mentre non dobbiamo credere che l’Italia sia fatta solo di grandi aziende del mobile, ce ne sono ma sono una minoranza, l’80% del settore è costituito da imprese con 8, 10 dipendenti, senza una ripresa del mercato interno rischiano tutte di saltare. Per questo ripeto che il bonus mobili è un incentivo all’economia reale. L’impatto economico l’abbiamo visto, il maggior gettito Iva compensa ampiamente il costo erariale del bonus, e in più il Sistema Paese non subisce l’impatto del crollo occupazionale che si rischia in assenza del bonus. Per questo stiamo parlando di responsabilità sociale verso un settore portante. Già, portante: l’industria dell’arredamento rappresenta il 5% del Pil nazionale, nasce dall’attività di 79 mila imprese, con 320 mila dipendenti, non deve assolutamente essere sottovalutato. E lo stesso vale per l’ecobonus. Arredamento ed edilizia, due cavalli di battaglia da non abbandonare a se stessi”.

(Sergio Luciano)