La crescita del Pil 2017 attorno allo 1,5% è una buona notizia. Tuttavia, non è così buona in vista del prossimo futuro se si analizzano i dettagli. La crescita ha avuto un traino più esterno che interno. Inoltre, l’analisi comparativa dell’effetto di un quasi boom dell’economia mondiale mostra che l’Italia ha colto molto meno di altri europei – alcuni con crescita verso il 3% – la buona contingenza, questa generata dalla combinazione di forte ripresa della domanda globale, bassi prezzi dell’energia, cambio competitivo dell’euro, l’abbondante liquidità resa disponibile dalla Bce, nonché la protezione di questa contro il rischio di instabilità dell’Eurozona e di insolvenza dell’enorme, e crescente, debito statale italiano, cosa che ha favorito investimenti esteri e Borsa.



Il deficit di bilancio dell’Italia nel 2017, poi, è stato contenuto dal costo ridotto del debito, grazie all’ombrello Bce, e non da tagli della spesa pubblica inutile. Inoltre, l’allocazione delle risorse fiscali proposta dal governo per il bilancio 2018, ora all’esame del Parlamento, è del tutto insufficiente sul piano degli investimenti, non prevede stimolazioni fiscali efficaci, con l’eccezione dell’importante incentivo 4.0 per le industrie, e non sposta risorse su interventi d’emergenza per contenere l’impoverimento crescente, tra cui spicca il dato di circa 1,3 milioni di giovani in età scolare la cui formazione è compromessa da condizioni di povertà delle famiglie.



Questa è una mina sulla solidità e competitività del sistema italiano del prossimo decennio. Ma, prima di allora, nel 2018-19, l’Italia resta vulnerabile all’esaurirsi delle condizioni favorevoli esterne del 2016-17 non avendo dinamizzato a sufficienza il mercato interno e iniziato a ridurre il debito. Tale rischio è elevato: l’ombrello Bce si restringerà fino a terminare nel 2019, il cambio dell’euro ha una tendenza de-competitiva, il prezzo dell’energia appare crescente e la domanda globale, pur ancora in crescita, lo sarà di meno.

La continua ed eccessiva pressione della regolazione europea sulle banche, non contrastata a sufficienza dal governo, poi, non darà loro una tregua per rimettersi a posto e ciò porta al pericolo di nuove restrizioni del credito. Infatti, gli scenari correnti stimano un Pil attorno all’1%, o sotto, nel 2018. In conclusione, pur positivo il 2017, la realtà è che l’Italia non è ancora fuori dalla crisi e che ci vorrà molto di più e di diverso per risanarla.



www.carlopelanda.com