Sono stati oltre 200 i partecipanti al primo Forum bilaterale Italia-Cina sulla macchina utensile, svoltosi ieri presso l’Ambasciata italiana a Pechino: leader associativi e imprenditori dei due paesi, esponenti dei governi, delle università e delle agenzie tecnologiche di commercio internazionale, la stampa. Al termine di una giornata intensa e serrata fra sessioni e incontri, il presidente dell’Ucimu, Massimo Carboniero, è particolarmente soddisfatto: “E’ stata una missione che Ucimu ha voluto preparare in squadra con il sistema-Paese, con cui ora vuole condividere il successo”. L’ambasciatore Francesco Sequi sul versante diplomatico, il viceministro per lo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto il presidente dell’Ice, Michele Scannavini (assieme al direttore dell’ufficio di Pechino, Amedeo Scarpa); e poi le aziende del Made in Italy volate a Pechino per confrontarsi con i produttori cinesi di macchine utensili: oltre alla Omera di Carboniero, Blm, Rettificatrici Ghiringhelli, Marposs, Salvagnini, Breton, C.B.Ferrari, Jobs, Mandelli Sistemi, Pama, Parpas, Pietro Camaghi, Riello Sistemi. Non ultimi i leader delle “Ucimu cinesi”: Mao Yufeng del Cmtba e Wang Rixiang della Cmif, accompagnati da Luo Junjie, vicedirettore generale del ministero cinese della tecnologia.
Al Forum nessuno ha voluto mancare : “Volevamo raccontarci a fondo e tutto tondo per fissare un punto d’inizio – dice Carboniero (nella foto sotto alla cerimonia di firma conclusiva)) – volevamo rinnovare in modo strutturale i nostri rapporti con gli amici industriali della Cmif e del Cmtba, con i dirigenti dell’alta amministrazione di Pechino, con i ricercatori e gli opinion makers. La scelta di organizzare Forum in Cina ha espresso concretamente il nostro spirito di partnership: il nostro intento di aprire un percorso. Il Forum è riuscito, ora si tratta di avanzare sulla strada delineata”.
Quale Italia della macchina utensile si è presentata al Forum? “Il Made in Italy dei sistemi per produrre vale 8 miliardi di prodotto, 400 imprese, 32mila addetti. Le cifre del quinto produttore mondiale, di un esportatore per il 60%, con una novità maturata con decisione negli ultimi anni: l’11% delle esportazioni di macchine utensili italiane è ormai consegnato in Cina, tanto quanto viene richiesto dai grandi mercati tradizionali, Germania e Usa”. Il Dragone come interlocutore di breve termine, sulla scia della super-crescita di Pechino? “Non è questo l’approccio con cui siamo venuti in missione, anche se la nostra sesta posizione attuale come esportatori di macchine in Cina non va trascurata. Il ruolo trainante del paese come “fabbrica del mondo” è sotto gli occhi di tutti: è un trend di lungo periodo nel quale noi riteniamo di poterci proporre come partner, in una logica win win. La creazione e la condivisione della conoscenza e la scelta di un linguaggio comune sono la miglior premessa per una proficua collaborazione”.
Su quali terreni operativi? “Sia negli interventi che nei incontri ho insistito su un punto: lo sviluppo in corso delle tecnologie produttive Made in Italy in chiave Industry 4.0, anche grazie alle misure confermate dal Mise, possa essere un asset utile per l’industria cinese che, esattamente come quella italiana, sperimenta la concorrenza di prezzo praticata da nuovi competitors. Per questo Pechino – nell’ambito del Piano China 2025, sta lavorando per diventare primario player in alcuni dei primari settori manifatturieri, tra i quali spicca la robotica e automazione”. Macchine a controllo numerico di fascia alta, sistemi multi-assi, tecnologie capaci di assicurare velocità, precisione, interconnessione, integratori, sistemi di additive manufacturing, sviluppi nell’uso dei sensori, sistemi di controllo remoto sono le direttrici principali del Piano China 2025. C’è una grande compatibilità fra la loro strategia-Paese e la nostra offerta di prodotti, innovazione, cultura industriale, abitudine alla globalità. Nel primo Forum bilaterale abbiamo definitivamente compreso e deciso che cooperare è una grossa opportunità per entrambi. E cominceremo subito”. Il Forum si è concluso con la firma di un memorandum of understanding fra il Politecnico di Milano e la Tsinghua University per lo sviluppo sinergico di programmi di ricerca e formazione utili ai sistemi manifatturieri dei due Paesi.