Il Myanmar, ex-Birmania, entra con priorità nell’agenda dell’Italia che conta. Ispi e Farnesina dedicano attenzione alla politica estera verso questo Paese per un’attività commerciale riservata alle Pmi italiane che esportano. Il Governo e l’Istituto italiano più autorevole in materia di rapporti internazionali hanno aperto il mese di febbraio con un’interessantissima iniziativa per la promozione del Myanmar in termini, per ora, di apertura politica e istituzionale. I costruttivi e proficui risvolti commerciali ed economici, che interessano molto alle nostre Pmi italiane, sono rimandati ai convegni a venire.
La Farnesina ha organizzato un’interessante conferenza con relatori molto importanti quali il Ministro Alfano, il Ministro del Commercio della Repubblica dell’Unione del Myanmar, il Direttore del Directorate of Investment and Company Administration, Giorgio Aliberti quale Ambasciatore d’Italia in Myanmar e i referenti locali di Ice, Sace e Unido. A fine lavori c’è stato un efficace B2B tra imprese italiane e birmane con già la firma di alcuni accordi commerciali.
La considerevole dotazione di materie prime nazionali (gas naturale, risorse forestali e pietre preziose), l’apertura del governo e la posizione strategica che ricopre in Asia fanno del Myanmar un Paese che si appresta ad avere la strada in perfetta discesa con un occhio di riguardo però all’aumento dell’inflazione e al disavanzo nella bilancia dei pagamenti. I settori delle telecomunicazioni, idrocarburi, immobiliare, alberghiero e manifatturiero (col tessile) hanno attirato quasi sette miliardi di dollari nel 2014. Le infrastrutture sono sicuramente il lato debole del Paese. La rete nazionale risulta essere ancora molto carente con debole capacità dell’amministrazione pubblica.
La politica estera del Myanmar negli ultimi anni è stata caratterizzata da una graduale ma rapida transizione che pone l’ex-Birmania al centro di un triangolo con Cina e Stati Uniti. È uno Stato che oltre ad avere una grande estensione territoriale, confina con molteplici paesi strategici per l’economia e la politica asiatica. Infatti, confina a Nord-Ovest con il Bangladesh e l’India, a Nord-Est con la Cina, a Est con il Laos e a Sud-Est con la Tailandia, mentre a Ovest e a Sud si affaccia per circa 2.500 km sull’Oceano Indiano.
La tavola rotonda, organizzata dal ministero degli Affari Esteri e dalla Cooperazione Internazionale con il supporto dell’Ambasciata italiana a Yangon in collaborazione con il ministero dello Sviluppo Economico, Ice e Unido Itpo Italy, ha sancito il reale interesse da parte dell’Italia a dedicare attenzione politica e commerciale a questo Paese dalla mille speranze. Diversi passi importanti sono stati fatti negli ultimi anni con la creazione delle due Camere di Commercio, in Italia e in Myanmar e dell’Ambasciata. Attendiamo quindi un concreto sviluppo del Paese per dare la possibilità al governo italiano di aprire il Consolato che è visto dagli imprenditori italiani come il vero valore aggiunto commerciale da utilizzare in un Paese straniero.
L’Ispi a Milano ha dedicato quasi interamente la sua prestigiosa conferenza all’intervento all’On. Piero Fassino, oggi Presidente del Cespi – Centro studi politica internazionale -, nonché importante referente del governo birmano in Italia. Sono poi intervenuti l’Ambasciatore italiano in Myanmar e il Prof. Montessoro, che da esperto di mercati asiatici ha spiegato molto bene come la presenza militare nel governo sia rilevante, infatti i dicasteri fondamentali quali il ministero degli Interni, della Difesa e delle aree di confine sono lasciati ai militari. La lungimiranza dell’On. Piero Fassino è stata tale da richiedere a Bruxelles che fosse riconosciuto come il leader politico europeo a capo di una commissione che dedicasse tempo e lavoro al dossier del Myanmar. A fine mandato Fassino ha consigliato, per garantire quella continuità che risulta essere fondamentale nei rapporti con certi paesi, che venisse eletto il suo stretto collaboratore austriaco come suo successore.
La Cina negli ultimi anni ci ha abituati a un rallentamento del Pil mentre altri paesi asiatici continuano a crescere. Nell’area Asean si tratta soprattutto del Myanmar. L’Asean, Association of Southeast Asian Nations, nata per promuovere la pace e la sicurezza tra i Pesi membri (Vietnam, Cambogia, Tailandia, Singapore, Filippine, Myanmar, Malesia, Laos, Indonesia e Brunei) ha come obiettivo primario quello di accelerarne la crescita economica e il progresso socio-culturale. Il Myanmar è un Paese ancora con grande connotazione rurale e con un tasso di urbanizzazione che molto probabilmente si aggira intorno al 30%. L’Italia è tra i Paesi dell’eurozona più appetibile con il quale già si registrano scambi commerciali che negli anni scorsi sono stati più che modesti. Le esportazioni dell’Italia verso il Myanmar riguardano sostanzialmente macchinari, apparecchiature e prodotti tessili.
La nuova politica del governo ha dato un forte impulso allo sviluppo dell’economia locale. L’industria birmana è però molto arretrata, utilizza tecniche e macchinari obsoleti e non ha il know-how necessario per recuperare con i propri mezzi il gap tecnologico verso i paesi occidentali e anche asiatici. L’unica soluzione che le aziende birmane hanno per guadagnare competitività è importare macchinari dall’estero. Molti produttori di macchinari (in particolare cinesi) si stanno muovendo per assicurarsi contratti con i principali enti pubblici. Il più importante partner commerciale, dopo il Giappone, è la Gran Bretagna. Le opportunità sono numerose: turismo, arte e cultura, sicurezza sanitaria e molte altre.
Le imprese italiane, che hanno deciso di investire e trarre già i primi risultati concreti in questo Paese, hanno necessariamente partecipato alle due fiere organizzate con grande competenza e professionalità dall’unica società di consulenza italiana presente il loco, ovvero Prometeo. La prima fiera, “Food and Wine” (per gli alimentari) e “Foodtec” (per i macchinari riguardanti la trasformazione e la conservazione), si svolge da anni sempre nel mese di novembre. La seconda, “Home and Office” (per arredo casa e ufficio), è stata una novità ed è stata organizzata in dicembre.
Personalmente ho potuto constatare come, da parte birmana, il dinamismo di mercato e la volontà di sperimentare prodotti e servizi stranieri siano due driver molto forti. Le economie emergenti asiatiche non hanno infatti ceduto terreno e concludono il 2016 con un tasso di crescita consolidato del 5,7%. Le migliori restano le economie dell’Indocina con un tasso del 6,9%. Il Myanmar risulta essere in testa con più dell’8% come crescita nel biennio 2015-17.
La vera scommessa, e necessità, del governo birmano è la creazione di una classe media che oggi è del tutto assente. Verremo però stupiti, credo fermamente, dal breve tempo che impiegherà a formarla. Suggerisco quindi di continuare a prestare attenzione a questo Paese con il piacere di visitarlo prima che raggiunga una connotazione commerciale ed economica propria di ogni nazione industrializzata e ben sviluppata.