1918-2017, l’Unione degli Industriali di Napoli compie 100 anni e decide di celebrare l’evento con una serie d’iniziative la prima delle quali è in calendario lunedì 27 e martedì 28 febbraio nel nuovo complesso dell’Università Federico II nato a San Giovanni nella fabbrica dismessa della Cirio che oggi ospita, tra molto altro, l’accademia della Apple. Non a caso il tema unificante delle due giornate sarà l’innovazione e in particolare quella tecnologica legata al progetto conosciuto come Industria 4.0 sul quale Confindustria con il suo presidente Vincenzo Boccia si sta molto spendendo in affiancamento al ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che ne ha fatto il punto qualificante della sua esperienza di governo.
Napoli, dunque, diventa tappa obbligata e privilegiata del road show confindustriale che dovrebbe rivoluzionare tecniche e comportamenti all’interno delle fabbriche perché recuperino capacità competitiva nei confronti dei concorrenti in Europa e nel resto del mondo, con l’obiettivo di difendere confermare e possibilmente migliorare i primati conquistati nella manifattura. Giovani, buone pratiche e successi imprenditoriali saranno al centro della manifestazione che invita a riflettere sull’energia che ha sempre alimentato l’azione di un popolo nato fortunato per la fertilità dei luoghi, la mitezza del clima, la centralità geografica e l’acutezza dell’ingegno che questa serie di circostanze ha naturalmente generato.
Antica e nobilissima, sinuosamente affacciata su uno dei golfi più suggestivi e luccicanti del globo, attorniata da bellezze impareggiabili, Napoli trae dalla profondità del mare dove si bagna e della potenza del fuoco che tiene sveglio il Vesuvio una capacità creativa che l’ha resa unica e irripetibile. Nel bene e purtroppo anche nel male, come le cronache s’incaricano di ricordare.
Ora la città è chiamata a una nuova sfida e deve prepararsi a vincerla se non vuole perdere l’aggancio con la modernità compromettendo il proprio futuro. Non si tratta di rinnegare se stessa, ma di recuperare la centralità perduta facendo leva su nuovi saperi e nuove abilità, nuove scoperte e nuove industrie. Per andare avanti la grande metropoli ha bisogno di recuperare l’orgoglio del suo passato.
Guardandosi dentro Napoli scoprirà di avere più forza e intelligenza imprenditoriale di quanto non sospetti. È vero che i grandi gruppi statali sono un ricordo (e purtroppo sulle loro ceneri poco o nulla è stato edificato), ma è anche vero che comincia a formarsi una rete di medie aziende con marchi e prodotti di tutto rispetto e già leader in patria e sui mercati internazionali. Sono questi i campioni su cui sarà opportuno investire perché possano svolgere quel ruolo di driver dello sviluppo utile a far compiere all’intero sistema industriale un indispensabile salto culturale. Perché industria e cultura vanno a braccetto essendo l’una condizione dell’altra. E discendere dai pensatori della Magna Grecia potrebbe finalmente risultare un vantaggio.