Quindici applausi dalla platea hanno fatto da contrappunto alla relazione di Vincenzo Boccia alla sua seconda assemblea di Confindustria da presidente. Una relazione di proposta, densa di contenuti, che si distingue nel metodo e nel merito perché invita tutti gli interlocutori a un Patto di scopo con un forte richiamo alla responsabilità e indica una serie di misure tese a favorire la crescita tenendo conto della scarsità di risorse a disposizione.



Il primo applauso è per i giovani, “il nostro valore sprecato” per i quali occorre costruire “una società aperta e inclusiva”. Per farlo, gli industriali propongono di concentrare su di loro il taglio del cuneo fiscale per i primi di anni accettando di rinviare a un secondo momento l’allargamento della misura a tutta la platea dei produttori. Applausi anche per il richiamo al Capo dello Stato Sergio Mattarella quando giudica “inaccettabile che le nuove generazioni restino ai margini”.



Il terzo applauso cade sugli Istituti tecnici superiori che formano al lavoro e sempre più dovranno farlo anche in presenza delle attese lauree professionalizzanti alle quali si lega la maggiore preparazione richiesta dalla complessità della nuova Industria 4.0. “Vent’anni fa – e scatta il quarto applauso – lavorare fabbrica appariva fuori moda”. “Ora – dice Boccia nel consenso degli associati – deve diventare una scelta desiderabile”.

Applausi anche per lo “slancio straordinario” compiuto dalle imprese anche grazie a strumenti giusti come il Jobs Act, il super ammortamento, l’iper ammortamento, il credito d’imposta, la nuova Sabatini “che stanno dando i frutti desiderati”. E applausi per una tirata d’orecchie al legislatore che immagina manovre retroattive sull’Iva a beneficio dell’Erario, ma a scapito delle imprese. Un comportamento che potrebbe iscriversi tra quelli anti-industriali “ancora troppo diffusi” e inclini a inquinare le decisioni pubbliche.



Anche il passaggio sull’Ilva di Taranto raccoglie l’approvazione del pubblico, laddove Boccia augura alla città e ai suoi cittadini di tornare centrali con il rilancio dell’acciaieria contesa da due grandi e credibili cordate d’imprenditori. Accolta poi con soddisfazione la richiesta di certezze su tempi e regole della pubblica amministrazione soprattutto in riferimento al nuovo Codice degli Appalti. Censurata la “fuga dalla decisione” dei funzionari “che cedono all’inazione” per non correre rischi.

Partecipato il passaggio sul terremoto del Centro Italia e sulla necessità di “ridare la speranza di poter ricominciare” a chi ha perso tutto o quasi. “Ogni giorno che passa senza che apra un cantiere – questo il passaggio più apprezzato – è un colpo alla fiducia nel futuro”. Riconoscimenti sono arrivati al Programma della Piccola industria per la gestione delle emergenze, segnalato per la sua efficacia anche dall’Onu.

Un tributo è stato riservato anche all’appartenenza al Vecchio Continente perché “Siamo europei – scandisce il presidente di Confindustria – e non potremmo non esserlo: cittadini europei di nazionalità italiana”. E, di pari passo, occorre ragionare in termini industriali favorendo la nascita dell’impresa europea in grado di competere con i concorrenti del resto del mondo. Un concetto espresso da Boccia in più occasioni e in particolare nel corso dell’incontro organizzato proprio a Roma da BusinessEurope, l’organizzazione che riunisce le Confindustrie di tutta Europa.

Non poteva mancare una sottolineatura positiva all’esortazione di prendere coscienza del fenomeno migratorio “nella consapevolezza che le risposte non stanno nell’esercizio della forza ma nella chiarezza delle regole”. “Che devono esserci – afferma Boccia – e devono essere rispettate”. Su tutto la convinzione che solo un’industria forte può fare forte un Paese. E che è giunta l’ora di liberarci dalle illusioni di soluzioni facili e cominciare a lavorare con “competenza e serietà”.

L’applauso finale è lungo e appassionato.