Le timide buone notizie che cominciano ad arrivare dal territorio – da Milano in perenne fermento, dalle regioni del Nord Est che inseguono il loro primato, perfino da Napoli e dal Mezzogiorno il cui Prodotto interno lordo aumenta quanto la media nazionale – sono motivo di conforto. La maggiore preoccupazione è che si possa cantare vittoria troppo presto e abbandonare il percorso, lungo e difficile per le condizioni di partenza, prima che sia completamente compiuto. 



Per prima cosa sarà bene riconoscere che la politica dei fattori, proposta da Confindustria e accettata dal governo, sta dando i suoi frutti. E infatti sia il presidente degli industriali Vincenzo Boccia che l’ex premier Matteo Renzi possono dichiarare la propria soddisfazione. Per usare una vecchia metafora, messo di fronte all’acqua degli iper e super ammortamenti di Industria 4.0, del credito d’imposta per l’innovazione, dei contratti di sviluppo, della nuova Sabatini, del Jobs act, e delle altre misure (spesso regionali) predisposte all’occorrenza, il cavallo dell’impresa ha finalmente deciso di bere.



È un importante segno di vitalità che riguarda l’intera nazione e che taglia le ali alle due Questioni che nel tempo hanno cercato di catturare l’attenzione e la benevolenza dell’opinione pubblica: la Meridionale che ha tenuto banco per decenni senza portare a nessuna soluzione e la Settentrionale che si è affacciata subito dopo raggiungendo i medesimi risultati. Segno che l’idea di usare strumentalmente la divisione economica tra l’Italia del Nord e l’Italia del Sud – che comunque esiste, è molto forte e va combattuta – come motivo di rivendicazioni dell’una parte a danno dell’altra non ha funzionato. Ed è stata un pretesto per bruciare soldi, tanti soldi, che sono andati a finanziare rendite e parassitismi di ogni genere.



Ecco perché appare salutare riassumere le due vecchie questioni in un’unica Nazionale che si confonde con quella Industriale che ha il vantaggio di non conoscere confini e può essere spesa almeno fino alla taglia europea. Ed è anacronistico voler rilanciare adesso un blocco settentrionale come qualcuno minaccia e qualcun altro teme.

D’altra parte la soppressione in Confindustria del Comitato Mezzogiorno – dov’erano confinati i problemi di un Sud ripiegato su se stesso – sostituito da un Comitato delle Regioni affidato alla presidenza di un quasi tedesco come il bolzanino Stefan Pan per armonizzare i rapporti tra le diverse aree del Paese, è da sola un programma.

Dunque, la Questione Industriale interviene come rimedio alla perdita di aziende, di reddito, di occupazione: dispiega i suoi vantaggi prevalentemente al Nord, dov’è ubicato il maggior numero delle imprese, e viene amplificata al Sud per la più forte intensità riservata agli stessi interventi in una logica allo stesso tempo unitaria e mirata. Il tutto accompagnato da una ritrovata intesa sulla necessità di varare un piano straordinario per l’inclusione dei giovani del mondo del lavoro – imprese private e Pubblica amministrazione – come migliore risposta alla domanda di sicurezza e futuro che viene dalle famiglie. Una sintesi che promette, incrociando le dita, di funzionare.