Non c’è dubbio che la stima dell’Istat sul Pil del secondo trimestre 2017 abbia animato il dibattito economico e politico degli ultimi giorni, visto che la ripresa superiore alle aspettative rende disponibili maggior risorse da utilizzare nella Legge di bilancio. E a far registrare un forte rialzo è stata anche la produzione industriale. Per questo Vincenzo Boccia non può che essere soddisfatto, anche se non nasconde che “così come abbiamo potenzialità per andare avanti c’è anche il rischio di tornare indietro”. Il Presidente di Confindustria si prepara intanto a tornare al Meeting di Rimini e in attesa del suo incontro, che si terrà venerdì 25 agosto, lo abbiamo raggiunto per un’intervista.
Presidente, recentemente sono arrivati dati incoraggianti per l’economia italiana. Lei ha però invitato alla “prudenza”. Teme di più un calo della domanda interna o un rallentamento dell’economia internazionale?
Siamo naturalmente soddisfatti dell’inversione di tendenza che dura da undici trimestri consecutivi in Italia e fa sperare in una vera e propria ripresa. Quello che temiamo è che i buoni risultati possano incoraggiare politiche meno attente alla crescita e dunque in grado di minare i risultati raggiunti e compromettere quelli futuri.
A questo proposito si avvicina la messa a punto della Legge di bilancio. Perché ritiene sia così importante un intervento per incentivare le assunzioni dei giovani?
Se l’economia andrà come si prevede, e cioè migliorando gradatamente, dobbiamo porci il problema di come scaricare l’aumento del Pil sull’occupazione affrontando il principale problema del Paese. Per questo suggeriamo di adottare una misura shock a favore dei giovani assunti stabilmente nelle imprese, cioè l’azzeramento del cuneo fiscale per i primi tre anni. Questa proposta darebbe valore al lavoro e metterebbe le nuove generazioni nella condizione di progettare la propria vita dando impulso ai consumi e dunque alla domanda. Con due ulteriori conseguenze positive.
Quali?
Farà aumentare la competitività del sistema industriale e lo doterà di quelle competenze che solo i nativi digitali posseggono per il miglior utilizzo delle tecnologie promosse dal piano Industria 4.0 e che con tutta evidenza sta dando prova di funzionare.
C’è chi ritiene che questa misura sarebbe un altro “regalo” per le imprese. Come risponde?
Non sarà un regalo alle imprese, ma un’azione che favorirà il Paese, perché i giovani che includeremo non sono altro che i figli delle famiglie italiane. Famiglie e imprese sono due facce della stessa medaglia.
Oltre a questa misura, quali ritiene siano importanti per aiutare la ripresa dell’economia, posto che le risorse che il Governo potrà stanziare sono pur sempre limitate?
Disporre di risorse limitate vuol dire scegliere e selezionare dove e come intervenire. Sarà certamente necessario sostenere gli investimenti pubblici, attivando tutti quelli finora bloccati, inoltre sarà essenziale continuare nell’opera di semplificazione del sistema. Naturalmente si dovranno mantenere e consolidare i programmi promossi dal governo: dal Jobs Act ai super e agli iper ammortamenti di Industria 4.0 per finire al credito d’imposta per gli investimenti al Sud.
“Lavoro e persona” è il titolo dell’incontro cui partecipa al Meeting di Rimini. In futuro sembra però che con le innovazioni e l’uso intensivo della tecnologia saranno sempre meno le persone a lavorare. Come si può evitare che ciò avvenga? Come non temere la “quarta rivoluzione industriale”?
Questo è un tema molto sensibile, al quale Confindustria dedica grande attenzione. I nostri studi dicono che non diminuirà il lavoro, ma, come già accaduto in passato in situazioni analoghe, cambierà il modo con il quale verrà svolto e, soprattutto, saranno necessarie nuove professionalità e competenze. Ai vecchi mestieri se ne sostituiranno di nuovi. L’inserimento dei giovani aiuterà a collegare in azienda esperienza e innovazione con un evidente giovamento per tutti. Vogliamo anche aggiungere che, prendendo spunto da una suggestione dei nostri colleghi giapponesi, intendiamo utilizzare l’innovazione portata dalla quarta rivoluzione industriale per promuovere una Società 5.0 al centro della quale collocare la persona.
All’incontro parteciperà anche Annamaria Furlan. A questo proposito, ancora Confindustria e sindacati non hanno raggiunto un accordo sul modello contrattuale. Perché questo ritardo quando oggi anche il massimalismo sindacale conviene che “la ricchezza si distribuisce laddove prodotta”?
Sono situazioni complesse che vanno approfondite all’interno di una volontà reciproca di capire se e quali punti di convergenza ci sono per una visione comune. Si sta lavorando anche in questi giorni per capire se si riuscirà ad arrivare a una sintesi.
Con riferimento alle recenti tensioni tra Italia e Francia, lei ha evidenziato l’importanza di avere campioni europei e che la sfida non dev’essere tra paesi Ue, ma tra questi e il resto del mondo. Ma per meglio difendere siti produttivi, posti di lavoro, e anche aprirsi nuovi mercati, non sarebbe meglio cercare accordi e alleanze con paesi non Ue, come avviene nel settore automobilistico?
In un mondo fortemente polarizzato è fin troppo evidente che l’Europa debba imparare a fare corpo per confrontarsi e competere alla pari con i blocchi sempre più aggressivi delle super potenze ed evitare di soccombere alla loro forza politica prim’ancora che economica. Quello dell’Unione è il mercato più ricco del mondo e abbiamo il diritto-dovere di difenderlo con intelligenza. Questo non vuol dire che non ci possono essere integrazioni e interazioni internazionali. Anzi, più raccordi ci sono e meglio potrà funzionare un mondo globalizzato. Ma l’Europa deve definire una politica economica coerente perché, proprio come è emerso dal documento con la Bdi tedesca, le sfide sono tra Europa e mondo esterno e non tra Paesi d’Europa.
Non le chiedo che posizione avrà Confindustria alle prossime elezioni. Tuttavia, ritiene che l’approvazione della Legge di bilancio possa considerarsi l’ultimo atto della legislatura o che sia più opportuno che prosegua fino alla sua naturale scadenza?
Come abbiamo avuto modo di dire più volte, Confindustria non entra nel merito delle scelte dei partiti, ma chiede stabilità e governabilità, che sono essenziali per portare avanti riforme ambiziose e programmi di investimento.
(Lorenzo Torrisi)