Bella sorpresa il recente dato Istat che mostra una crescita molto robusta dell’economia. La sorpresa non riguarda tanto la possibilità di una crescita del Pil, a fine 2017, superiore all’1,3%, forse fino allo 1,6% se si conferma il buon andamento del turismo, ma il fatto che la crescita stessa tende a diffondersi in settori, con l’eccezione dell’agricoltura, che fino a poco tempo fa erano ancora bloccati nella coda della devastante recessione 2011-2014. L’applicazione di un (ingiustificato) rigore depressivo in quegli anni, su un sistema già indebolito dalla crisi del 2008, ha causato circa 1,5 milioni di disoccupati, la distruzione di circa un quinto della capacità produttiva italiana e reso insolventi una massa di unità economiche, fatto che ha destabilizzato il sistema bancario e compromesso sul piano della disponibilità del credito la ripresa.



Infatti, questa, nonostante il miglioramento, resta ancora lenta, inferiore alla media dell’Eurozona, e dipendente sia dalla massa di liquidità fornita dalla politica monetaria straordinaria della Bce, sia dal traino esterno (export) più che da investimenti e consumi interni. Ma il volano interno si sta mettendo in moto. La sorpresa è anche dovuta all’osservazione che il governo non ha generato particolari stimoli sistemici, a parte l’incentivo fiscale settoriale per gli investimenti industriali in nuove tecnologie che si sta dimostrando un traino formidabile.



Ciò significa che l’economia italiana, nonostante il danno strutturale subito e una politica economica e fiscale non espansiva perché bloccata dall’enorme debito pubblico, è ancora molto forte. Colpisce l’export che, in percentuale, è cresciuto più di quello tedesco nel primo semestre dell’anno. Ma colpisce anche il fatto che il governo non sembra analizzare con precisione i punti di forza dell’economia italiana per rinforzarli ancora di più affinché questi trainino il resto e che non stimoli a sufficienza punti di forza potenziale che però restano ancora depressi.

Le misure economiche adottate e in via di elaborazione, infatti, appaiono dispersive. Sarebbe, invece, il momento giusto per confermare, ad esempio, una duratura detassazione degli investimenti tecnologici e attuare un programma di impulso straordinario per l’agricoltura. È comprensibile che tale azione di stimolazione concentrata sia difficile in un periodo pre-elettorale dove il governo riceve pressioni per interventi diffusi utili per il consenso. Comunque qualcosa di più strategico il governo potrebbe e dovrebbe fare.



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