Ha realizzato in 3 mesi 27 mila metri quadrati di strutture in legno per l’Expo 2015. Ha costruito e gestisce il Maranello Village per la Ferrari. È intervenuto nelle aree terremotate in Emilia Romagna e in Centro Italia, realizzando strutture d’emergenze e definitive, e aggiungendo al ruolo professionale anche una forte attività solidale. Emanuele Orsini sta alle costruzioni in legno come un apostolo sta alla sua fede. Ci crede profondamente, ben al di là degli interessi di business. E quando ne parla – come ha fatto al Meeting di Rimini – lo fa con un tale trasporto che è difficile restare indifferenti. Lo stesso impeto, la stessa passione, che gli è valsa, a 43 anni, la nomina a presidente di FederlegnoArredo, una delle federazioni industriali italiane più rappresentative – 2.800 aziende, divise in 10 associazioni e 2 associazioni aggregate, in rappresentanza di una filiera con oltre 370.000 addetti e circa 70.000 imprese, con valori di produzione di circa 40 miliardi di euro, il cui l’export raggiunge il 50% del fatturato.



E allora, presidente Orsini: quanto può crescere l’edilizia abitativa in legno, nel nostro Paese?

Lei pensi che oggi in Italia si costruiscono 3400 case in legno all’anno, circa una su 14 totali, mentre la potenzialità produttiva utilizzando al meglio la nostra produzione boschiva nazionale e sprigionando le capacità potenziali del sistema industriale sarebbe circa 2 milioni.



E converrebbe a chi, oltre che alle aziende produttrici?

Al Paese, a tutti noi, sia dal punto di vista antisismico che da quello energetico e ambientalista converrebbe senza ombra di dubbio.

Ci spieghi.

È presto detto. La realizzazione del materiale per l’edilizia in legno produce molta meno CO2 dell’edilizia tradizionale: ogni metro cubo di legno utilizzato al posto di qualsiasi altro materiale da costruzione edile riduce le emissioni di CO2 nell’atmosfera di una media di 1,1 tonnellate. E le costruzioni in legno sono antisismiche per definizione.

Non mi dica che non ci sono diffidenze, però, sul consumo boschivo!



Il problema dei boschi italiani non è quello di essere troppo sfruttati, ma di esserlo poco! Prendono fuoco per i piromani, ma anche perché boschi sono trascurati e incolti, e questo contribuisce a creare i presupposti per l’autocombustione. Quanto al consumo di legname, consideri che l’utilizzo del bosco italiano da parte dell’industria del legno è al 20 per cento, mentre l’Europa è al 60 per cento, e sì che abbiamo il 30 per cento del nostro territorio coperto da boschi. Questo, oltretutto, comporta che l’Italia importi legname per 8 miliardi di euro all’anno! Il bosco italiano copre una superficie di 8,8 milioni di ettari, e poiché 7 ettari in un anno producono il legname equivalente a 120 abeti, ne risulta che per produrre il materiale necessario a una casa di 100 metri quadrati il bosco italiano impiega 15 secondi…!

Peccato che il legno sia infiammabile…

È un altro luogo comune infondato, per quanto attiene all’uso del legno in edilizia. Il legno ha paura dell’acqua, semmai, non del fuoco. Contro l’erosione dell’acqua è opportuno prevedere un cordolo in cemento dove la costruzione in legno entra in contatto col terreno; contro il fuoco invece la carbonizzazione dello strato di legno che va a contatto con la fiamma viva protegge il resto del legno. I vigili del fuoco, non a caso, dicono sempre che preferiscono intervenire in un incendio di una casa in legno piuttosto che in un incendio di una casa in cemento, perché il cemento col calore può scoppiare a causa del fatto che le armature interne si dilatano e a volte fondono. Pensi che oggi realizziamo scuole che garantiscono una resistenza strutturale di 160 minuti a 1000 gradi!

Ma il costo delle costruzioni in legno non è maggiore di quello dell’edilizia tradizionale?

No! È equivalente. E mi spiego. Impianti e finiture sono indipendenti, e rappresentano i due terzi dell’opera edile finita; la struttura vera e propria, in cemento armato o legno, può avere variazioni reciproche di costo nell’ordine del 5% in più o in meno, in funzione di molte variabili. Ma è una differenza che incide sul 33% del valore complessivo della costruzione.

E veniamo al fattore antisismico. È intuitivo che la casa di legno non frana. Ma si prestano all’utilizzo ricostruttivo per esempio nei centri storici?

Guardi, partiamo dai fatti. All’Aquila abbiamo fatto il 50% della ricostruzione, nell’Emilia il 65%, abbiamo tirato su scuole in 70 giorni; abbiamo messo insieme 80 aziende e abbiamo donato, in Emilia, una scuola materna per 210 ragazzi su 2100 metri quadrati, fatta in tutta in legno, fatta in 80 giorni. Perché le case in legno sono la soluzione antisismica per definizione. In Giappone, l’altro Paese sismico del mondo per definizione, non a caso ci sono tante abitazioni in legno che resistono imperturbabili da secoli.

E l’estetica? La casa in legno fa tanto baita di montagna… Ci sono centri storici che non si prestano, pensi a Casamicciola.

Con le nuove regole costruttive energetiche, devi fare un cappotto come rivestimento esterno agli immobili. Che sia ancora in legno, intonacato, piastrellato o in pietra, dev’esserci. Quindi la struttura in legno, volendo, può essere coperta con un altro materiale. Poi c’è il capitolo ristrutturazioni, quando c’è da rifare interi piani di edifici, il legno pesa un quinto del cemento armato, è più gestibile e più resistente!

Insomma, lei è innamorato del suo materiale!

Il legno è sano ed ecologico, permette costruzioni veloci, dura tantissimo, è antisismico e antincendio. Ed è rinnovabile. Insomma, è il materiale del futuro.

(Sergio Luciano)