Vogliamo prendere atto che Impresa 4.0 non è solo un piano di incentivazione, ma viceversa un momento di politica industriale di respiro strategico? Se assumiamo questo, il paradigma 4.0 presenta immediatamente tutte le sue opportunità di rilancio della competitività del manifatturiero italiano. Siamo di fronte a un piano che mette in moto i settori più diversi, tutti ormai profilati dalla robotica e tributari delle sue multiformi spinte innovative. Industria 4.0, inoltre, è la nuova interfaccia forte e dinamica fra secondario e terziario: scuote e rimette in gioco tutta l’economia “intangibile”, quella della conoscenza e della consulenza. Le interazioni fra manifattura e terziario avanzato aggiungono un valore specifico, ben visibile anche nel Pil.
Scorrendo il Def, annotiamo oggi che il superammortamento è sparito, l’iperammortanento scende della metà, la “formazione 4.0” non verrà incentivata, la Nuova Sabatini non sarà finanziata. Concludere che la politica industriale e il rilancio d l manifatturiero non sono fra le priorità del governo Conte è un eufemismo. E non c’è un singolo punto in cui pare potersi affermare il contrario.
Superammortamento. Può essere corretto sostituirlo con l’incentivazione fiscale sul versante Ires (9 punti percentuali di taglio annunciato), ma andrebbe unita la revisione dei coefficienti di ammortamento, fermi al 1988. Trent’anni esatti: varie ere fa nella tecnologia manifatturiera e nella durata dei cicli d’investimento.
Iperammortamento. L’abbassamento della percentuale flat è in concreto punitiva per le Pmi, in realtà le più bisognose di beni strumentali “digitalizzati”, utili al recupero di produttività. Un approccio non rudimentale suggerirebbe di ripristinare l’incentivazione precedente o – in alternativa – di impostare una scala a decrescere, partendo dagli investimenti meno costosi (ipotesi: 250% fino a un milione di investimento, scendendo poi di 10 punti-base di coefficiente per ogni milione supplementare fino ad un massimo di 10 milioni di investimento) È solo un’ipotesi tecnica: ma un governo particolarmente attento alle Pmi scommetterebbe sulla loro voglia di innovazione con un parametro superiore a 250.
Formazione 4.0. Va incentivata – tendenzialmente ancor più di quanto previsto nel piano 4.0 originario – aggiungendo un rimborso anche per le spese di docenza. Solo così, comunque, con un effettivo aggiornamento delle competenze, il personale delle aziende potrà essere adeguatamente ri-preparato, contribuendo in pieno alle nuove esigenze competitive imposte dalla digitalizzazione industriale. Se in una linea produttiva entrano i “Cobot” (robot collaborativi) non c’è soluzione intermedia che tenga: gli addetti devono imparare fino in fondo come gestirli per estrarre tutto il valore manifatturiero.
Nuova Legge Sabatini. È dal 1965 lo strumento di politica industriale che permette alle Pmi, normalmente impossibilitate all’alta capitalizzazione, di finanziarie l’acquisto di beni strumentali per lo sviluppo: di rimborsare i debiti con il risultato del proprio lavoro. È lo strumento che ha permesso l’industrializzazione e l’imprenditorialità italiana. Perché condannarlo all’obsolescenza, cioè alla virtuale distruzione? Non parliamo poi del mancato finanziamento dell’accesso delle Pmi alle piattaforme iCloud: o veramente qualcuno pensa una singola azienda possa comperare un proprio server?
La manovra è ancora in progress. L’assenza di attenzione ai reali bisogni delle Pmi nazionali può essere ancora colmata e corretta: rendendo disponibili i mezzi adatti per dare risposte che possano incrementare la loro competitività. Il mondo dei beni strumentali è, come sempre, pronto a collaborare.