Terzo appuntamento con il “viaggio nei padiglioni” della XXIII edizione dell’Artgiano in Fiera, che aprirà i battenti esattamente tra una settimana, sabato 1° dicembre, per restare aperto al pubblico fino a domenica 9 dicembre, ogni giorno dalle 10 alle 22. Nel Padiglione 3 protagonisti saranno gli artigiani – dall’alimentare alla moda – provenienti da Calabria, Marche, Umbria e Trentino-Alto Adige.



Il re degli oli è “quello di ottobre”

Partiamo proprio dalla Calabria e dall’Olio Giacco. L’Ottobratica è una varietà calabrese di olivo con maturazione nel mese di ottobre. La particolarità risiede nella qualità del prodotto e nella sua lavorazione. Le olive vengono molite nello stesso giorno nel frantoio aziendale, per garantire che le proprietà organolettiche intrinseche rimangano intatte. Ciò permette all’olio di mantenere per lungo tempo il suo profumo, sapore e colore. L’alta percentuale di polifenoli e tocofenoli rende questo olio molto ricco di vitamina E e di antiossidanti, elementi che proteggono l’organismo umano dal manifestarsi di patologie cardiovascolari e tumorali e che prevengono la diffusione di radicali liberi che sono all’origine dei processi di invecchiamento.



L’azienda che crea le scarpe “vegane”

Dall’alimentare al calzatueriero, dalla Calbria alle Marche, incontrando Risorse Future, “un marchio di riferimento per chi ha uno spirito ethical-fashion e cerca prodotti completamente animal-free”. La produzione trae tutti i vantaggi della filiera locale, perché viene svolta interamente nel Fermano, in un clima di assoluto “chilometro zero”. Nella decisione di produrre calzature 100% vegane, sono state due le scelte fondamentali: i materiali e le modalità di produzione. L’attenzione è rivolta verso materiali innovativi, che rispettano l’ambiente, senza alcuna perdita di comodità e utilità. Le scarpe sono leggere, durevoli e confortevoli. I materiali sono eco-friendly: la canapa utilizzata è durevole e traspirante, la colorazione rispetta la sicurezza per il consumatore e per l’ambiente, il tessuto proviene da cotone biologico. La produzione è stata riconosciuta dalla Peta, “organizzazione internazionale a salvaguardia dei nostri amici animali”.



L’antico frantoio a basso impatto ambientale

Sempre nella Marche, l’Oleificio Alessandrini Oscar si occupa della produzione secondo metodi tradizionali della zona del Piceno. L’oleificio si trova subito fuori le mura del suggestivo castello che domina tutta la valle dell’Aso. L’attività del frantoio ha inizio nel 1984, quando Oscar Alessandrini decide di rilevare la società che, nel 1966, suo padre Romeo aveva avviato insieme ad altri soci. Il prodotto offerto può essere considerato sicuro, perché tracciato lungo tutta la filiera di produzione, e sano, perché prodotto solo con olive tipiche del territorio, certificato con marchio proprio con “origine 100% italiana”. L’azienda è molto attenta al tema della sostenibilità. Le foglie e i residui di potatura, infatti, vengono utilizzati come concime naturale; dalla sansa vergine d’oliva, invece, viene estratto combustibile per la produzione di energia termica, compost o mangime per il suolo agricolo. Anche l’utilizzo agronomico delle acque di vegetazione si può ritenere come una pratica di agricoltura sostenibile, in quanto riporta nel terreno ciò che dal terreno agricolo proviene, valorizzando sostanze naturali e preziose, se razionalmente riciclate.

Tanto di cappello alla qualità e al pregio

L’originalità della marchigiana Elti, a San Ginesio, in provincia di Macerata, è sicuramente rappresentata dal cappello gioiello, un prodotto di fascia alta, in cui ogni singola, applicazione delle pietre viene cucita a mano dalle maestranze artigiane. Si tratta di un articolo che colpisce, perché non comune e perché utilizza materiali di alto livello: Swarovski, pelle, borchie, accessori sportivi, stampe, lana, cashmere e angora.

Faggiolina, farro e lenticchie, le tre eccellenze umbre

L’Umbria è famosa nel mondo per tre eccellenze proprie del territorio.

La faggiolina del Trasimeno (azienda Madre Vite): si è diffusa nell’Etruria, compreso il bacino del lago Trasimeno, i cui terreni umidi e clima si sono rivelati condizioni ideali per ottenere un prodotto di eccellente qualità, che è rimasto immutato nel tempo. Coltivata fino al dopoguerra, prevalentemente negli orti, ha rappresentato il principale apporto proteico all’alimentazione delle popolazioni locali; infatti, le analisi fatte mostrano dei contenuti di proteine superiori a quelli dei fagioli, dal 5% fino al 15% in più. Questi risultati evidenziano, quindi, un ottimo livello di qualità nutrizionale.

Il farro di Monteleone (azienda Dolci Giuseppina) è, invece, un prodotto Dop, di origini antiche. Una ricerca negli archivi ha permesso di trovare documenti che attestano come la coltivazione di questo cereale si diffuse a Monteleone di Spoleto a partire dal XVI secolo, grazie a tecniche colturali che, tramandate di padre in figlio, hanno permesso di migliorare e aumentare nel tempo la produzione di questo cereale.

Infine, le lenticchie di Castelluccio (azienda La Cooperativa) rinnovano la storia, antichissima, di questo prezioso legume. Viene coltivato da sempre sui piani carsici di Castelluccio, all’interno del Parco nazionale dei Monti Sibillini, a un’altezza di circa 1.500 metri. Grazie alle condizioni climatiche piuttosto rigide in cui nasce, la lenticchia di Castelluccio è l’unico legume che non ha bisogno di essere trattato per la conservazione, perché non è attaccata dal tonchio, insetto le cui larve si nutrono dei legumi.

Erbe trentine raccolte al limitar dei ghiacciai

Facciamo, ora, un salto dal Centro al Nord dell’Italia, fino al Trentino-Alto Adige, per conoscere Primitivizia. E’ un neologismo composto da primitivo e delizia, racchiude in il senso e la passione dell’impegno di questi artigiani. I prodotti sono realizzati con erbe spontanee di montagna. Raccolte a mano nelle diverse stagioni al limitar dei ghiacciai, nei ruscelli, sui pendii delle montagne e nei boschi che circondano la zona della Val Rendena. Completata la raccolta, inizia la fase di lavaggio con acqua di fonte, la selezione delle erbe migliori e la loro preparazione per i diversi tipi di conservazione. Tutti i processi di cottura, sterilizzazione e confezionamento sono eseguiti a mano nel laboratorio artigianale di Spiazzo, una cinquantina di chilometri da Trento.

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