La mia giornata casertana inizia con un evento davvero eccezionale: appena sceso dal treno, trovo un trattorino che taglia l’erba della grande piazza Carlo III, che si estende d’avanti all’immenso Palazzo Reale. 130mila metri quadrati di prato e siepi, la più grande piazza d’Italia, lasciati per anni nell’abbandono e nell’incuria, appaiono oggi curati con la precisione di un giardiniere scozzese, grazie al concreto impegno sottoscritto dall’Unione Industriale di Caserta e 10 aziende del suo territorio.
L’annuale Assemblea confindustriale — che si è riunita oggi nella splendida Cappella Palatina — inizia proprio con un video che spiega i termini dell’accordo con Demanio e Comune, che hanno consentito ad un gruppo di aziende private — con un investimento di appena 120mila euro — di poter curare il principale giardino della città.
Gianluigi Traettino è da poco più di un anno il presidente di Confindustria Caserta. Aspira ad essere l’interprete di quel mondo imprenditoriale che non ha avuto paura dei cambiamenti. “La nostra storia — esordisce — è molto semplice: 45mila addetti concentrati nel manifatturiero solo 30 anni fa, oggi, nella stessa enorme area industriale, abbiamo puntato sull’export e i nostri prodotti di eccellenza e siamo ripartiti. Ora dobbiamo creare lavoro e valore aggiunto”.
Gli ultimi dati sono confortanti: +18,1% del turismo a Caserta nel 2017, +5,1% il Pil della Campania nello stesso anno. Da qui l’idea di non fare un’assemblea tradizionale e di autocelebrazione, ma di cercare di fare il punto sull’internazionalizzazione delle proprie eccellenze.
Così nasce l’idea di invitare tre paesi — India, Israele e Usa — che sono al tempo stesso target di mercato ma anche esempi molto utili per capire come crescere e in che direzione.
La cosa che non ti aspetti è quindi la tavola rotonda — tutta in inglese e seguita con grande attenzione dalla platea di imprenditori — tra gli ambasciatori dei tre paesi invitati. In generale essi concordano sul fatto che c’è un sentimento positivo verso la Campania e il Sud, tutti ne vedono il potenziale, la somma di opportunità interessanti, soprattutto la presenza di una popolazione giovanile scolarizzata che continua a rappresentare il bacino più ampio disponibile in Europa.
Non si respira a Caserta aria di particolare preoccupazione per la frenata del Pil nazionale nell’ultimo trimestre. Se a Brescia, la terza Unione industriale del Paese, si lancia un grido di allarme sulle conseguenze delle scelte del nuovo governo, qui a Caserta, nella seconda area industriale del Mezzogiorno, si respira area di riscatto, si vuole mettere l’accento su quanto di positivo fatto fino ad oggi, sulle concrete possibilità di crescita.
Spetta quindi all’intervento di Domenico Arcuri cercare di affrontare le criticità che incontra il sistema delle imprese in un territorio complesso come il Sud. L’amministratore delegato di Invitalia, ormai in uscita, usa una sequenza di foto per illustrare una metafora che accende l’attenzione della platea. Arcuri scegli quattro mestieri antichi: l’orologiaio, perché la variabile tempo è decisiva; la levatrice, che deve aiutare a crescere i troppo piccoli; l’ortopedico, perché ci sono troppe fratture da sanare; il cuoco, che sa evitare le bolle della burocrazia. Un modo carino per dire cosa qui non va e lasciare — ora che smetterà i panni dell’investitore per conto dello Stato — una traccia di lavoro per i successori.
Prima di concludere l’incontro, la parola passa al Presidente del Cira, il più grande centro di ricerca italiano sull’aerospazio con programmi di sviluppo in mezzo mondo, al Ceo di una multinazionale che è arrivata da poco a Caserta e si trova benissimo, al responsabile degli investimenti della Riello che ha scelto questa provincia campana per i nuovi stabilimenti ad alto contenuto tecnologico.
L’annuale assemblea degli industriali casertani — la seconda del mandato di Traettino — si conclude con l’intervento di Eugenio Sidoli, rappresentante di Confindustria che, condividendo la scelta di fare dell’internazionalizzazione il tema centrale del lavoro in un territorio come questo, annuncia Caserta come sede di un progetto pilota che coinvolge Nestlé, Novartis e Philipp Morris.
La fidelizzazione degli investitori stranieri è la politica-chiave per convincere chi ha deciso di investire a rimanere e casomai a continuare ad investire.
Ma quali rischi possono oggi impedire lo sviluppo, chiede la moderatrice?
“La nostra natura di imprenditori è esattamente quello di gestire i rischi, quindi non sono quelli a farci paura, ma vogliamo sapere se c’è consenso intorno all’idea di creare lavoro e sviluppo” chiosa alla fine il rappresentante di Confindustria.