L’artigianato, nello specifico un laboratorio di cucito, come occasione per ridare speranza e dignità attraverso il lavoro a persone che vengono definite “sul confine”, che vivono una particolare condizione di disagio. È l’idea alla base della cooperativa sociale di Brunico Vergissmeinnicht, che significa nontiscordardimé: un nome azzeccato per un progetto di inclusione sociale.



Nella cooperativa Vergissmeinnicht, che nello scorso mese di luglio si è trasferita in un laboratorio più grande nel centro di Brunico, lavorano come dipendenti regolarmente stipendiati cinque giovani “sul confine”, di età media attorno ai 28 anni, a cui va aggiunta la commessa del negozio, aperto anche quello nel centro della cittadina altoatesina. Con loro ci sono una pedagogista e delle sarte, oltre a volontari e persone anziane, che hanno così la possibilità di vivere in comunità e imparare la sartoria.



«Stiamo bene tutti insieme – dice Sigrid –, così ognuno può aiutare gli altri. I nostri giovani fanno quel che riescono a fare, e pian piano, passo per passo fanno progressi. Per esempio il nostro poncho, molto semplice, a cerchio con la manica, ma che veste molto bene, riescono a farlo da soli, dal taglio al prodotto finito. Sono molto contenti, e i genitori vengono spesso per ringraziarci».

Piccoli grandi miracoli di un’iniziativa privata che meriterebbe di essere replicata su scala più ampia. Tra gli altri prodotti realizzati nel laboratorio figurano cappotti, vestiti, camicie, pullover, borse fatte all’uncinetto e poi rifinite con il tessuto.



Pochi mesi fa una campagna di crowdfunding per sostenere l’iniziativa è andata oltre le aspettative: «L’obbiettivo era 12mila euro, ne abbiamo raccolti quasi 20mila, il 185%. Un bel risultato, ringraziamo tutte le persone che ci hanno dato e ci daranno una mano».

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