Beatrice e Marta sono cresciute in un piccolo mondo colorato fatto di stoffe, di cui si sono innamorate fin da piccole: quello della bottega sotto casa di papà tappezziere e mamma sarta, a Udine. Hanno imparato il mestiere in bottega sotto la guida dei genitori, sono diventate tutte e due architetti, ma sono tornate presto al loro primo amore.



«Il tessuto è la nostra prima fonte di ispirazione – dice Beatrice Macor –, ci piace abbinare i colori alle trame, agli spessori, a tecniche innovative così da riutilizzare ogni stoffa in una veste nuova, intrecciandola e facendola dialogare con diversi materiali per ottenere oggetti e accessori originali e unici».



Con un entusiasmo e una creatività da bambine, e con la maestria e l’esperienza delle architette e designer, le sorelle Macor danno vita a manufatti artigianali in tessuto, legno, vetro metallo, e da qualche tempo anche cartone. La loro “Impronta Creativa”, il loro sforzo artigianale e artistico è quello di «ricomporre e dare nuova vita a materiali semplici, valorizzandoli e nobilitandoli e rendendoli eterni». Così stoffe nobili quali broccati, damaschi, sete e velluti vengono abbinati anche a un materiale povero come il cartone.

«Ci premeva l’idea di farlo durare – spiega Beatrice –, il cartone in genere si butta, noi abbiamo scelto di abbinarlo a stoffe nobili o a legni di qualità come quelli di pioppo e di betulla». Sono nate così le scritte personalizzate in cartone e stoffa che hanno avuto un gran successo all’edizione 2017 di Artigiano in Fiera. Ma quest’anno le sorelle Macor hanno fatto un passo in più: il cartone è presente in divisori, puff, tavolini, lampade, sempre accompagnato da legno e o tessuto. Una bella sfida: «In Friuli non è facile far passare un materiale come il cartone – osserva Beatrice – c’è l’idea che non sia un materiale duraturo. Artigiano in Fiera ci serve per testare la reazione del pubblico».



Oltre a quella di sdoganare il cartone come materiale di design, c’è un’altra sfida: quella di rendere artigianale una macchina laser, che permette alle Macor di creare oggetti di un centimetro o di un metro. «La nostra idea non è quella di industrializzare il processo artigianale – sottolinea Beatrice -, ma al contrario di artigianalizzare il processo industriale. Mettiamo la tecnologia al servizio dell’artigianato, producendo quantità minime di pezzi che sono uno diverso dall’altro, con un’estrema personalizzazione».

Beatrice e Marta, insomma, giocano ancora con le stoffe e con altri materiali: le forbici di oggi però, invece che di metallo, sono fatte di raggi laser.

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