Non alla potente Germania (poco eccitante), né alla Svizzera (deprimente), né a nessun altro Paese dell’Unione vuole somigliare l’Albania, ma, a dire del suo primo ministro Edi Rama, all’Italia. Solo un poco più efficiente, ha voluto specificare in presenza del sottosegretario Ivan Scalfarotto, dell’ambasciatore Alberto Cutillo, del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e di una nutrita schiera di altri rappresentanti di istituzioni italiane (Abi, Ita, Sace).
Le parole cadono, gradite, in una sala gremita di oltre trecento imprese del Bel Paese invitate a Tirana per una di quelle missioni di sistema che tanto invidiamo a concorrenti più attrezzati e agguerriti sul piano internazionale come Francia e Germania. Certo, l’oggetto dell’attenzione è piccolo – l’Albania conta meno di 3 milioni di abitanti -, ma la sua posizione è strategica e le condizioni per investire appaiono davvero invitanti.
Soprattutto per un popolo amato e imitato come il nostro, che i cugini dell’altra sponda dell’Adriatico hanno seguito per anni attraverso le trasmissioni della Rai che riescono a captare perfettamente. Come perfetto è l’italiano che tutti parlano (appreso proprio alla tv fin da piccoli) tanto da rendere agevole qualsiasi contatto e comune il tratto culturale. Non siamo perfetti, abbiamo entrambi una burocrazia da paura, insomma ci somigliamo. Tanto da essere diventati di gran lunga il primo partner economico con 3,5 miliardi investiti nel tempo (52 milioni nel 2016) e 2.662 imprese presenti sul territorio cui fanno capo seimila dipendenti. Lo scorso anno è nata una costola di Confindustria che conta settanta iscritti e punta ad averne almeno 700 facendo affidamento sull’ulteriore espansione dei rapporti che i due governi auspicano e spingono con una serie di azioni concludenti.
La capacità attrattiva della piccola Repubblica è fuori discussione. Basti pensare che gli investimenti stranieri godono di un’esenzione totale dalle tasse per dieci anni con l’unica eccezione dell’Iva al 6%. Una specie di Bengodi per l’Italia il cui livello d’imposizione è tra i più alti d’Europa con l’aggravante di una così farraginosa macchina di riscossione da rendere l’aspetto fiscale uno dei principali motivi di scoraggiamento.
Oltre che un Paese amico e ospitale, l’Albania può diventare per l’Italia molto di più. Considerata la sua posizione geografica, nel cuore dei Balcani, può trasformarsi in una vera e propria piattaforma politica ed economica per raggiungere e conquistare i mercati dell’Est. Una postazione strategica per ampliare e potenziare la capacità d’internazionalizzazione delle nostre imprese. Un ponte verso luoghi che promettono sviluppi interessanti.
L’apertura al mondo attraverso l’individuazione di hub preferenziali, una sorta di campi base dai quali far partire le spedizioni d’affari, è una delle opzioni di Confindustria sempre più convinta della necessità di allargare le frontiere per consentire alle proprie aziende, soprattutto piccole e medie, di trarre il maggior beneficio possibile dalla trasformazione in atto guidata dalla locomotiva dell’innovazione chiamata Industria 4.0.