La scorsa settimana le Borse hanno avuto un calo significativo: si tratta di una leggera contrazione oppure dell’avvio di una fase ribassista pesante? Il chiederselo è particolarmente importante in Italia dove centinaia di piccole e medie imprese – migliaia in prospettiva – stanno valutando la quotazione in Borsa per rifornirsi di capitale di sviluppo e dove è in atto una mutazione che espande il mercato dei capitali alternativi al credito bancario ponendo rimedio alla sottocapitalizzazione delle imprese stesse che ne limita la crescita. Questo “momento di mercato” è vulnerabile a cicli borsistici negativi perché potrebbe far rinviare o interrompere le decisioni di quotazione.



Se centinaia di imprese andranno in Borsa nel 2018-19, come si legge nella documentazione che riporta il numero di aziende in fase di avvicinamento a Borsa italiana, tale fenomeno diventerà una locomotiva importante della ripresa. E se la tendenza durasse, Borsa italiana diventerebbe la più grande d’Europa adeguandosi alla posizione dell’Italia come seconda potenza industriale europea, ma con più aziende della Germania.



Le Borse americane condizionano tutte le altre del pianeta. La loro crescita è stata ininterrotta dal 2009. I valori azionari sono saliti tantissimo, trainando quelli globali, e già da tempo gli investitori si chiedono se ci sarà o meno ulteriore spazio di crescita. In questo clima teso, il mercato sta valutando due scenari opposti. Il primo sconta la tendenza della politica monetaria statunitense a ridurre la massa anomala di liquidità che ha alimentato finora la crescita dei valori azionari. Il secondo sconta la riforma fiscale negli Stati Uniti che promette profitti aziendali, e quindi delle azioni, in crescita.



Il dubbio su quale tendenza prevalga ha portato al ribasso della scorsa settimana perché gli operatori finanziari hanno voluto riportare i valori a un livello dove è più probabile una successiva (ri)crescita. Potrebbero far scendere ancora un po’ gli indici, ma non troppo perché sia l’attesa dei profitti aziendali per il 2018 è buona sia l’Eurozona e il Giappone sono ancora in situazione di massima liquidità e buona crescita.

In sintesi, si tratta di una contrazione leggera, probabilmente breve, pur aprendosi un periodo di certa volatilità. Il punto: tale contesto non fornisce motivi alle imprese italiane per interrompere l’avvicinamento alla Borsa.

Avvertenza: articoli in questa materia devono sempre ricordare ai lettori di affidare i loro risparmi a gestori professionali e a evitare il fai da te.

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