La notizia è comparsa a malapena sui media nazionali, ancora affollati di chiacchiere post-elettorali. A Pordenone è stato raggiunto un accordo per il passaggio di 80 dipendenti in esubero dell’Electrolux alla Roncadin. La prima è la multinazionale svedese che a metà anni 80 acquistò la Zanussi: “l’Olivetti del Nordest”, grande brand del primo Made in Italy andato in crisi a fine anni 70 (non prima tuttavia di aver meritato al centro friuliano la prima promozione a capoluogo di provincia nell’Italia repubblicana). Una storia grande-industriale italiana, divenuta europea e quindi globale.
Costruire elettrodomestici – fra innovazione tecnologica, competizione planetaria e nuove regole ambientali – è però divenuto un mestiere sempre più difficile (vedi, sempre in Italia, anche alla voce Whirlpool-Embraco). I 35mila dipendenti Zanussi quarant’anni fa sono divenuti oggi meno di 6mila, anche se Electrolux non cessa di investire e assumere in Italia: in particolare nell’organico della ricerca e sviluppo. Ma in uno stabilimento (a Porcia) fin dal 2014 erano stati dichiarati 450 esuberi su oltre mille addetti.
Quella di Roncadin è una storia imprenditoriale italiana completamente diversa, anche se maturata poco lontano dal quartier generale Zanussi-Electrolux. Edoardo Roncadin, partito emigrante a 16 anni dal Friuli, nel 1968 apre una pizzeria in Germania. Meno di vent’anni dopo rientra in Italia con figli e fratelli: a Meduno, devastata dal terremoto del 1976. All’inizio degli anni ’90 sorge il primo impianto per la produzione di pizza surgelata. La produzione tocca rapidamente i 30 milioni di pezzi all’anno. Nel ’99, sulla cresta dell’onda dei mercati finanziari, Roncadin viene quotata in Borsa. Quando la produzione si avvia verso i 50 milioni di pizze all’anno, nel 2004 la società viene rilevata attraverso un’Opa dalla Arena. Ma già nel 2009 i Roncadin tornano padroni e timonieri della loro azienda. Che negli anni successivi investe nella manifattura green energy, sbarca in Usa, investe per produrre oltre 350mila pizze al giorno. Un incendio che ha colpito pochi mesi fa gli impianti di Meduno è già quasi una parentesi. Oggi Roncadin ha 110 milioni di fatturato e offre lavoro a 550 addetti.
Dopo l’accordo, il presidente Edoardo Roncadin Jr ha detto: “Superato il colloquio di valutazione iniziale e dopo un periodo di prova di massimo due mesi, assumeremo a tempo indeterminato i dipendenti Electrolux che vorranno diventare parte della nostra grande famiglia, per lavorare con noi alla realizzazione concreta dei piani di crescita di Roncadin. Siamo felici di poter avere così un ruolo effettivo nel salvaguardare l’occupazione e lo sviluppo della zona pedemontana”.
Il “reddito di cittadinanza” può esistere: ma nell’economia di mercato, non nella politica astratta dall’economia di mercato o addirittura anti-economia di mercato. Esiste nei distretti d’impresa. Qui un operaio, un impiegato, un tecnico, un manager rimasti senza lavoro oppure i giovani inoccupati hanno diritti – ma anche doveri – di cittadinanza riconosciuti da tutti gli altri cittadini: gli altri imprenditori, gli altri lavoratori, le forze politiche, le istituzioni, i corpi intermedi.
Come tutti i redditi, anche quello “di cittadinanza” è reale e può essere assegnato solo quando è certo che verrà prodotto. E può essere prodotto solo da imprese vitali, cioé imprese capaci di investire sul futuro. E può essere prodotto e guadagnato da lavoratori che dentro e attorno le imprese condividano tutte le sfide di quell’investimento. Un governo o una Regione, nel 2018, possono soltanto – e nel contempo devono sempre – aiutare tutti coloro che lavorano nelle imprese a produrre reddito: al fine di estendere questa cittadinanza a un intero sistema-Paese consapevole che posti o pasti gratis non sono mai esistiti e mai esisteranno.
(P.S.: Nel collegio uninominale per la Camera di Pordenone, lo scorso 4 marzo il centrodestra – con una candidata designata dalla Lega – si è imposto con il 46,2%, seguito da M5S al 23,1% e dal Pd al 21,2%. Ma non è così importante).