Si rischia di essere considerati oscurantisti e conservatori, ma nella classifica delle dieci aziende del mondo più innovative secondo Boston consulting group appena pubblicata non c’è neanche un’azienda manifatturiera pura. E c’è poco personale. Constatarlo mette a disagio e fa subodorare che ci sia qualcosa che non va. Nell’insieme le dieci “elette” hanno appena 1,2 milioni di dipendenti, e solo grazie ad Amazon (341 mila) e Ibm (380 mila). Da sola, Walmart – il colosso americano della grande distribuzione tradizionale – ne ha 2,2 milioni. E un’azienda manifatturiera convenzionale come la General Motors ne ha 220 mila.
Le più celebrate e apprezzate a Wall Street, di queste “magnifiche dieci” dell’innovazione, ne hanno invece – si diceva – ben pochi: Facebook, appena 23 mila; Tesla solo 33 mila. Uber – se non si contano gli autisti, che sono schiavi della propria indipendenza ma non prendono uno stipendio classico alla fine del mese – ne ha appena 1.000. Alibaba ne ha 34 mila. Una microimpresa, per la Cina. Si difende un po’ meglio la Apple, con 123 mila dipendenti, e Microsoft, con 114 mila.
Che significano questi dati? Che l’innovazione – questa innovazione – non crea lavoro. Perché? Perché lo vuole superare, e in questo fa soltanto il suo mestiere: è proprio nella sua natura volerlo superare, renderlo inutile: e così l’innovazione digitale dei nostri tempi esprime alla massima potenza l’aspirazione della tecnologia, cioè l’emancipazione dell’uomo dalla maledizione biblica del lavoro, cioè dall’obbligo di usare il corpo per fare. Di faticare. Di sudare. Prima si sostituisce con la tecnica la fatica delle parti meccaniche del corpo: i muscoli, gli arti. E oggi, con l’intelligenza artificiale, si sostituisce la mente. Già: ma senza risolvere contemporaneamente il problema, meno biblico ma non meno apocalittico, della sussistenza di chi non ha più bisogno di lavorare ma ancora bisogno di mangiare.
Innanzitutto viene da chiedersi: ma come le fanno, queste classifiche? Perché questa patente di innovatività a tutti questi soggetti? Sarebbe innovativa Uber, la cui idea geniale consiste nel fregare i tassisti tradizionali e prendere per fame degli impoveriti disposti a usare la loro auto a loro rischio e con paghe da fame pur di tirar su due soldi? E le cui auto automatiche aggiungono la tendenza degli autisti umani distratti a investire le persone quella dei computer mal funzionanti a fare lo stesso? E in fondo Amazon, oltre ad azzerare tutti gli anelli della catena distributiva, oltre a efficientare la catena logistica anche con i braccialetti elettronici che con la scusa di agevolare il lavoro manuale dei fattorini li spiano anche mentre fanno pipì, cos’ha di concettualmente nuovo, se per “nuovo” e innovativo intendiamo qualcosa che assomigli alle penicillina?
E poi: passi per Apple, che guadagna soprattutto con i servizi software ma ancora produce (o meglio fa produrre nelle fabbriche-lager di cui si serve in Oriente) anche oggetti: qualcosa innova, ficca nei suoi smartphone una quantità vertiginosa di giochetti che nessuno utilizza ma che sicuramente astraggono chi li apprezza dalla vita reale e dalle relazioni attorno a sé, e in fondo di innovativo c’è che in precedenza gli psicofarmaci erano fatti di molecole assimilabili e non di silicio (vuoi mettere adesso?); passi per Microsoft, che ha iniziato a creare codici quando ancora Zuckemberg non era nato (e i genitori avrebbero ancora potuto fermarsi in tempo), e che produce sistemi capaci anche di far funzionare treni, lavatrici e altri oggetti utili; passi per Ibm che sforna 6.000 brevetti all’anno – alcuni dei quali salvano vite umane con la chirurgia robotica e con le diagnosi precoci – e per Samsung, che sia pure con opacità e brutalità coreana ha ancora le sue produttivissime fabbriche con tanti operai. Ma gli altri, puri attori web, cosa innovano? Lo sfruttamento, più sofisticato che mai, ma questa non è un’innovazione. È solo un perfezionamento dei metodi costruttivi di Cheope, quello della piramide fatta a mano dai prigionieri di guerra.
Ah e poi c’è Tesla, citata prima: la fucina di invenzioni elettriche del genio matto Elon Musk che non riesce a star dietro alle commesse perché ha preteso di automatizzare tutti i reparti produttivi e i robot si stanno incartando. Buone idee, zero capacità di fabbricare macchine nei tempi necessari. Tendenza a mandare le auto automatiche a sbattere nei muretti. Costi folli. Magari, se la comprasse General Motors , potrebbe anche cominciare a produrre qualche macchina funzionante.