Si sono celebrati a Bruxelles i sessant’anni di Business Europe, la Confederazione delle Confindustrie europee presieduta da Emma Marcegaglia che ne resterà al vertice fino al prossimo mese di luglio quando le subentrerà il numero uno del Medef francese Pierre Gattaz. È stata l’occasione per ribadire la centralità della Questione Industriale nell’Unione dove le organizzazioni imprenditoriali hanno da tempo adottato uno stesso linguaggio puntando a ottenere dai rispettivi governi le medesime riforme per consolidare la ripresa e creare occupazione.
Nei numerosi incontri avuti con commissari e deputati – fra gli altri quelli con il presidente dell’Assemblea Antonio Tajani e con il responsabile della Competitività Jyrki Katainen – il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha illustrato il documento presentato alle Assise di Verona. E in un’affollata conferenza stampa tenuta presso gli uffici della delegazione confindustriale i temi del Piano per l’Italia hanno tenuto banco per la curiosità dei giornalisti presenti che hanno chiesto di saperne di più dopo le informazioni ricevute di rimbalzo dai giornali e dalle televisioni.
Naturale la curiosità per le prossime elezioni in Italia, particolarmente sviluppata nell’opinione pubblica dei Paesi partner che temono un effetto contagio nel caso dovessero avere la meglio le forze cosiddette populiste. Sulla tenuta dell’economia le risposte sono state rassicuranti. Con la fuoriuscita della Gran Bretagna dal consesso comune – la famosa Brexit – il peso dell’Italia potrebbe e dovrebbe crescere in Europa attraverso la conquista di un ruolo di stimolo ed equilibratore, a seconda dei casi, nei confronti delle due nazioni di testa Germania e Francia.
Tutto questo considerando che nei prossimi mesi si discuterà il nuovo bilancio europeo e si dovrà decidere quante e quali risorse allocare e dove, con l’Italia interessata a rifinanziare senza sconti la politica di coesione e a lanciare un vasto programma d’infrastrutture comuni. Sempre di più, insomma, le decisioni che impattano sulla vita quotidiana dei cittadini europei – italiani compresi – si prendono a Bruxelles piuttosto che a livello nazionale. E con questa realtà occorre imparare a fare i conti avanzando proposte assennate senza alzare inutilmente i toni.
La sottovalutazione della politica interna lascia sguarniti i piani alti della burocrazia comunitaria diventati appannaggio dei soliti tedeschi, dei francesi, degli spagnoli e perfino dei polacchi. Gli interessi nazionali sono scarsamente presidiati e le imprese suonano il campanello d’allarme. Un rapporto migliore nell’intensità e nei propositi – per un’Europa dei popoli e non dei potenti – è ciò che Confindustria suggerisce di costruire al governo di oggi e ancor più a quello che verrà dando il buon esempio con una presenza via via più frequente e mirata a risultati concreti.
L’opportunità è stata colta dal Gruppo Giovani guidato da Alessio Rossi che ha riunito il proprio direttivo presso il Parlamento europeo dove sono accorsi circa duecento iscritti da tutta Italia a conferma dell’importanza attribuita al momento e all’occasione di confronto.