Come noto, ieri, Arcelor Mittal e i sindacati si sono incontrati presso il dicastero dello Sviluppo economico – convocati dal Ministro Luigi Di Maio -: tema la questione occupazionale che riguarda Ilva. Apparentemente, nessun passo in avanti. E così sembrerebbe anche ascoltando le dichiarazioni dei protagonisti. Ma il caso ha ormai una sua complessità, anche politica, talmente elevata che, visto quanto sta avvenendo nelle ultime ore, ci sentiamo di dire che in realtà così indietro non si è andati. Innanzitutto, in attesa di capire come si pronuncerà l’Avvocatura di Stato, è stato confermato da tutti i soggetti al tavolo che nessuno vuole chiudere Ilva. E già questo è un fatto importante.
Come scrivevamo su queste pagine la scorsa settimana, l’Avvocatura di Stato – a cui il Ministro Di Maio ha chiesto un parere sulla validità della gara – difficilmente dirà che questa è da annullare perché smentirebbe se stessa, essendosi già pronunciata, e andrebbe in contrasto anche con l’Antitrust Ue, anch’essasi pronunciata sulla gara vinta da Mittal. Riteniamo che le verifiche che Di Maio sta facendo (prima Anac e ora Avvocatura) gli servano per alzare il tiro e guadagnare spazio per contrattare con Mittal e per attaccare il suo predecessore Carlo Calenda. Ma tre fattori delle ultime ore possono essere decisivi nel proseguo del caso.
Primo fattore: è arrivata la benedizione del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, che in una lettera al Governo (tra i firmatari anche il presidente della Provincia, il presidente di Confindustria Taranto, e alcuni sindacati locali) ha scritto così: “Al netto di eventuali rapidi e pertinenti approfondimenti del ministero dell’Ambiente e degli altri organismi deputati, riteniamo che le proposte del gruppo Mittal sintetizzino un duro lavoro svolto con tutti i portatori di interesse rilevanti e rappresentino quanto meno un buon punto di partenza, uno scenario economicamente e tecnicamente praticabile, un equilibrio con le esigenze della comunità che non si era mai visto nella storia più che cinquantennale di Ilva a Taranto”. Ora, se a dire “un equilibrio con le esigenze della comunità che non si era mai visto nella storia più che cinquantennale di Ilva a Taranto” è colui che insieme a Michele Emiliano aveva presentato ricorso al Tar, qualcosa vorrà pur dire.
Secondo fattore: Luigi Di Maio ha reso noto che – in caso di accordo sindacale – il Governo metterà a disposizione i 200 milioni per esodi volontari che erano stati previsti dal Governo Gentiloni. Questo è un elemento determinante e che nell’accordo avrà un suo peso, perché è chiaro – anche a Di Maio – che l’azienda non passerà mai da 10.000 assunzioni a 14.000, cosa che lo stesso Ministro ha lasciato intendere prima dell’incontro dicendo: “Stiamo favorendo il dialogo sindacati-Mittal, ci sono esuberi e i sindacati non sono d’accordo, ma deve essere chiaro che se prima di noi è stato firmato un contratto in cui si dice ‘te ne devi prendere solo 10.000’, ora è sarebbe una follia dire ‘ne devi prendere altri 4 mila’”.
Terzo fattore: sono arrivate nell’ultima settimana dalla Germania notizie molto forti circa il futuro di Thyssen-Krupp. Gli azionisti vogliono lo “spezzatino”, tanto che la nostra Fincantieri è interessatissima alla divisione dei sottomarini. È chiaro che la crisi del colosso tedesco della siderurgia non può essere sfuggita a Mittal, a Di Maio e agli stessi sindacati dei lavoratori. È naturalmente un’occasione per l’Ilva che verrà di rilanciarsi sul mercato dell’acciaio.
Il Ministro Di Maio riconvocherà le parti per riprendere la trattativa nei prossimi giorni, anche se Fiom e Usb in particolare non si sono dette disponibili a proseguirla prima di conoscere il parere dell’Avvocatura di Stato. Manca poco più di un mese al 15 di settembre, data a cui è stata rinviata la cessione a Mittal ed entro la quale conviene a tutti trovare un accordo.
Per citare un noto scrittore francese secondo il quale le vacanze sono un’industria per trasportare le persone, quest’anno per qualcuno le vacanze non saranno l’industria dei trasporti, ma quella dell’acciaio.
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