“Guardiamo al 2019 con fiducia e realismo: le premesse per un nuovo anno positivo per i produttori italiani di macchine utensili ci sono, noi faremo di tutto per avvicinare e se sarà possibile confermare i risultati molto soddisfacenti del 2018”. Massimo Carboniero, presidente di Ucimu-Sistemi per produrre cita un’ultima volta i 6,9 miliardi di valore della produzione messi a segno dal settore nell’esercizio appena chiuso: con un +13,4% annuo da record, alimentato sia dal mercato interno (+21,1%) sia dall’export (+7,2%). 



Sotto quale luce è iniziato l’anno?

Lo scenario resta nel complesso buono ma si presenta articolato. Negli ultimi mesi del 2018 abbiamo registrato, ad esempio, una lieve frenata degli ordini interni: in parte legata al prolungato clima d’incertezza attorno al futuro del piano Industria 4.0. Più di un’impresa ha tenuto gli investimenti in stand by mentre la manovra 2019 subiva continue riscritture, fino all’ultimo giorno utile. 



Quale valutazione ha dato Ucimu della versione finale della legge di stabilità?

Abbiamo visto accolte numerose fra le nostre raccomandazioni: a cominciare dalla conferma dell’iperammortamento, la cui aliquota è stata alzata. Siamo stati ascoltati sul rifinanziamento della legge Sabatini e – in parte – sugli incentivi alla formazione digitale: anche se continua a non trovare riscontro la nostra richiesta di agevolare anche il costo dei formatori. È una misura che noi suggerivamo soprattutto a vantaggio delle imprese minori per le quali è il costo maggiore: e su questo terreno siamo stati stupiti anche dalla cancellazione del superammortamento che il disegno originario di Industria 4.0 aveva pensato proprio come supporto diretto all’investimento in nuovi macchinari da parte delle Pmi. Non siamo certi che la cosiddetta “mini-Ires” si riveli una leva finale di impatto almeno pari. Ma al di là delle sue voci tecniche, la manovra 2019 ci ha lasciato qualche interrogativo di fondo. 



Quale?

Il successo di  Industria 4.0 è visibile a tutti e saremmo stati d’altronde sorpresi se fosse stata accantonata una strategia-Paese programmaticamente poliennale e già capace di produrre risultati tangibili nel breve periodo: nel sostegno della domanda interna, nello svecchiamento del parco tecnologico, nella spinta all’occupazione digitale. Continuiamo tuttavia a non percepire una fiducia piena del nuovo governo nella manifattura come motore dello sviluppo e quindi del benessere del sistema-Paese. L’Italia resta la seconda potenza industriale della Ue e il suo settore metalmeccanico, in particolare, vanta numeri importanti ed eccellenze tecnologiche. Non è possibile immaginare una ripresa sostenibile del Pil e dell’occupazione al di fuori della sfida quotidiana della manifattura. Gli imprenditori sentono di dover lavorare per definizione con il governo per consolidare l’Azienda-Paese, per farla progredire. E le scelte di politica industriale devono essere anzitutto il segnale che l’esecutivo crede nel sistema imprenditoriale del Paese. 

Il “reddito di cittadinanza” è ancora in fase di assestamento operativo: vedete margini per possibili declinazioni sul terreno della politica industriale?

La nostra posizione è sempre stata chiara. La lunga recessione ha creato nel Paese ampie fasce e aree di disagio economico o di vera e propria povertà: un governo ha il diritto-dovere di varare politiche assistenziali, penso ai cinquantenni con famiglia che hanno perso il lavoro. Siamo invece meno sicuri che un giovane disoccupato vada sostenuto con risorse pubbliche distribuite direttamente come reddito. I giovani senza lavoro non hanno bisogno di un sussidio mensile: hanno bisogno di un posto di lavoro, hanno bisogno di imparare come si lavora nel mondo industriale e professionale del ventunesimo secolo. Hanno bisogno di education, di una formazione ben orientata alla domanda reale esercitata dalle imprese sul mercato del lavoro. Se il governo vuol ragionare su come spendere nel modo più economicamente e socialmente efficace le risorse destinata all’emergenza-occupazione nelle fasce giovanili, noi imprenditori delle macchine utensili collaboreremo per primi. 

Nel 2018 il Made in Italy della macchina utensile ha registrato progressi in tutti i principali mercati, dalla Cina agli Usa, dalla Germania alla Russia. Quali sono le prospettive?

La situazione geopolitica è complessa e si riflette su uno scenario economico meno favorevole che in passato. Il confronto commerciale fra Usa e Cina è solo il più importante dei versanti di una crescente instabilità globale. Sotto questo profilo la debolezza dell’Europa è preoccupante: è chiaro che la competizione internazionale non ha più spazi per player delle dimensioni di un singolo paese europeo. Solo una Ue coesa e forte può valorizzare i suoi potenziali, anzitutto quelli accumulati in una manifattura tecnologica stimata ed apprezzata a livello mondiale. 

Quali iniziative ha in programma Ucimu sugli scacchieri del mercato globale?   

Cina, Russia e India sono i macro-quadranti che privilegeremo nel 2019. A Pechino torneremo con il Secondo Forum Italia-Cina della macchina utensile. La prima edizione – una missione-Paese sostenuta da governo e Ice – ci ha dato molte soddisfazioni. Abbiamo seminato su numerosi tavoli – istituzioni di governo, produttori locali, ricerca universitaria – e vogliamo continuare a farlo: crediamo che la principale “fabbrica del mondo”  uno storico e tecnologicamente evoluto laboratorio di “sistemi per produrre” come l’Italia, abbiano molto da dirsi e debbano ancora conoscersi a fondo. L’India mantiene le sue promesse di mercato di grandi potenzialità, mentre in Russia, al di là delle sanzioni ancora operanti, la macchina utensile italiana continua a essere molto apprezzata. Ucimu vuole essere presente in modo visibile: esattamente come rimane attiva sulle grandi piattaforme fieristiche.

Dopo i record di Bi-Mu 2018, Fieramilano si accinge a ospitare Lamiera.

La seconda edizione a Milano punta a importanti traguardi. Per la manifestazione di maggio è già stata opzionata una metratura superiore del 50% a quella dell’ultima edizione. A fine anno erano quasi 300 le imprese che avevano già confermato la loro partecipazione e un quinto di loro ha scelto per la prima volta Lamiera come vetrina internazionale. Industria 4.0 – cioè la grande trasformazione che sta interessando la manifattura globale – sarà protagonista anche a Lamiera 2019.