Giovedì 31 gennaio si terrà in Confindustria, a Roma, la prima tappa del road show di Business Europe per la costruzione di un programma comune – condiviso cioè da tutte le principali organizzazioni industriali dell’Unione – da sottoporre all’attenzione dei candidati al prossimo Parlamento europeo. Ospite del presidente Vincenzo Boccia sarà il numero uno dell’associazione Pierre Gattaz, fino a pochi mesi fa alla guida della maggiore concentrazione delle imprese d’Oltralpe, il Medef, con cui la nostra Confindustria intrattiene da tempo rapporti di cordiale e feconda collaborazione. Gli industriali francesi e italiani vantano poi, singolarmente e insieme, ottime relazioni con la Bdi tedesca, oggi rappresentata da un imprenditore aperto e amichevole come Dieter Kempf. Bdi e Confindustria condividono da anni un progetto e un percorso con tappa periodica a Bolzano.



Insomma, le organizzazioni industriali d’Europa – almeno le più importanti essendo la Germania, l’Italia e la Francia rispettivamente la prima, la seconda e la terza manifattura del Continente – sanno di avere i medesimi problemi e cercano occasioni di confronto nell’intento di andare d’accordo. Anche perché, spesso sfugge, le tre economie sono fortemente interconnesse. Molto più di quanto non s’immagini. Basti pensare, per quanto ci riguarda, che la Germania con il 12% è il primo Paese al mondo in cui esportiamo e la Francia il secondo con il 10% (seguono gli Stati Uniti con il 9%).



Tutto questo contrasta con quello che accade sulla scena politica dove invece gli attori – italiani, francesi, tedeschi – non perdono occasione per litigare. E proprio la cronaca degli ultimi giorni s’incarica di raccontare gli ultimi episodi d’insofferenza, intolleranza, offese reciproche tra i relativi governanti. La politica e l’economia parlano due lingue diverse: una utile per capirsi e cercare le ragioni che portano a cooperare, l’altra fatta per non intendersi e provocare sempre nuovi motivi di contrasto. Eppure, alti obiettivi politici si possono conseguire solo se funzionano le spiegazioni economiche.



È come se il sistema delle imprese fosse consapevole della vera posta in gioco, e agisse di conseguenza, mentre il mondo della politica vivesse in una dimensione alterata dove non si percepisce la distanza in termini di massa critica che ci separa da colossi come la Cina e l’America con cui si pretende di trattare ad armi pari. Gli industriali sanno bene che nessun singolo paese d’Europa, nemmeno la Germania, ha la forza di sfidare i grandi giocatori dello scacchiere internazionale. Solo l’Europa unita – prima macroarea al mondo per import ed export – ha una scala adatta a competere e vincere sui mercati globali. È un dato di realtà.

I politici, beccandosi tra di loro come i capponi di Renzo, impediscono che le nazioni europee possano stringersi intorno a un rinnovato progetto collettivo e fanno il gioco dei concorrenti indebolendo l’unico corpo che, rappresentando tutti, potrebbe incutere rispetto (e ottenerlo) partecipando al tavolo delle decisioni vere.

Il 31 gennaio, dunque, Business Europe proverà a ribadire in Italia l’importanza di realizzare una nuova Europa (che tenga conto degli errori compiuti da quella attuale) più vicina agli interessi delle imprese, delle famiglie, dei giovani. E che sappia mettere al centro degli interessi il lavoro e il benessere per tutti.