“Uno dei nostri marchi guida è il puma, un grande competitor con quattro solidi punti di forza: potenza, agilità, versatilità, resistenza”, ricorda a IlSussidiario.net Marco Colombi, sales manager di Mandelli Group (nella foto). Non è solo un brand: “Il power del puma Mandelli è visibile nelle teste di mandrini, l‘agility nella velocità delle macchine da taglio, la versatility nell’estrema articolazione delle soluzioni; l’endurance nella tornitura flessibile.



E’ un italian champion della meccatronica, la Mandelli Sistemi: oggi sotto il controllo del gruppo Riello, dopo il turnaround di successo seguito alla crisi dei primi anni 90. Un passaggio che tuttavia non ha cancellato il giacimento di imprenditorialità e competenze industriali coltivato fin dal 1932, quando Renato Mandelli avviò a Piacenza la sua prima produzione di macchine per le lavorazioni meccaniche di precisione.



Quasi 90 anni dopo quella “lavorazioni” sono divenute – fra l’altro – la messa a punto di parti del Boeing 787 Dreamliner. Il gigante di Seattle – come altri gruppi aeronautici – ha scelto le tecnologie Mandelli per modellare materiali tenaci o complessi, come le leghe di titanio. Un segmento di mercato sul quale la concorrenza tedesca o giapponese – o quella più recente dell’industria cinese – è spietata. Per questo la linea Rumble – per lavorazioni a 5 assi di pezzi di grandi dimensioni – nel 2008 è finita direttamente sulle pagine del Financial Times: innovazione “al quadrato”, appena tre anni dopo che Mandelli aveva presentato la linea Sparks. “E’ stato allora che abbiamo rivoluzionato il concetto tradizionale di centro di lavoro con  una configurazione a tre assi lineari”, ricorda Colombi. E’ Sparks 20100 Titanium il punto più avanzato dell’evoluzione della specie: ma con nuovo prototipo “intelligente” già in fase di concept.



La digitalizzazione manifatturiera è da sempre di casa nell’offerta Mandelli. “Industria 4.0 ci ha dato soddisfazione anche nelle cifre di bilancio, grazie agli incentivi del piano nazionale italiano allo svecchiamento del parco macchine”, osserva Colombi, riferendosi a 35 milioni di raggiunti dall’azienda.

Con 110 dipendenti, Mandelli, campione di export – il 90% della produzione finisce oltreconfine, soprattutto in Nord America – è impegnata nella ricerca di nuovo personale e assume sia giovani ingegneri che tecnici di produzione.

L’impulso è però a tutto tondo: prova ne è un un ambizioso progetto triennale di ricerca che il Mise ha affidato a Mandelli,  per la messa a punto di un prototipo super-performante. I fronti sono numerosi e sfidanti sull’orizzonte dell’additive manufacturing: come quello delle tecnologie criogeniche.

Nel cuore di “industria 4.0” resta tuttavia i focus sulle connessioni diagnostiche remota. “Abbiamo lanciato IPum@suite4.0. un pacchetto di manutenzione predittiva, smorzamento automatico delle vibrazioni, realtà virtuale per facilitare la manutenzione, interfaccia uomo-macchina di ultima generazione e integrazione dei sistemi Fms. la rivoluzione digitale Mandelli poggia su questi cinque pilastri.”, sottolinea Colombi che ricorda le partnership avviate con alcuni giganti dell’Ict. “Il nostro obiettivo è sviluppare software sempre più sofisticati nella raccolta e nell’analisi dei dati prodotti da una macchina per controllarne in tempo reale lo stato di salute in condizioni di alta intensità di utilizzo e aggiornare costantemente gli scenari di manutenzione”.

Completa l’offerta il servizio di assistenza che forniamo ai nostri clienti che ci chiedono di aggiornare in chiave “elettronica” nostre macchine in servizio da oltre venti o trent’anni. Segno della grande longevità dei nostri prodotti che restano competitivi anche a distanza di tempo.