Essere leader non è solo uno status. Essere leader di mercato non implica solamente essere riconosciuto come tale dai clienti, dai concorrenti sulla base dei numeri. Essere leader vuol dire anche guardare avanti, anticipare i tempi, porsi degli obiettivi, delle sfide. Tutti concetti chiari a Renzo Sartori, Presidente di Number1, azienda leader nella logistica integrata per i beni di largo consumo nel nostro Paese, che ha pensato a un evento dal titolo “Genio, creatività e innovazione nella supply chain”, svoltosi ieri in una location particolare: la Vigna di Leonardo nel cuore di Milano. Nel 500° anniversario della morte del genio di Vinci, Number1 ha scelto un luogo di cultura, “quel concetto che mette in relazione la persona con la realtà”. Cultura che, ha ricordato ancora Sartori, ha a che fare anche con l’economia e il lavoro, dove è facile ritrovare genio, creatività e innovazione, quelle caratteristiche che lo stesso Leonardo ha mostrato al mondo, anche grazie a un intenso periodo di studio. Lo stesso che l’azienda compie guardandosi attorno, mettendo a punto progetti che rispondono anche alla visione che si ha della realtà, raccogliendo la sfida che comporta l’essere leader.
E nella supply chain gli effetti della rivoluzione industriale 4.0 si stanno facendo sentire. Il Professor Alessandro Perego, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, ha ricordato come la convergenza delle innovazioni tecnologiche stia di fatto aumentando in maniera significativa la complessità, sia dal lato della domanda che dell’offerta. “Uno dei fenomeni più evidenti è il fatto che i consumatori hanno un’aspettativa di servizio decisamente più alta”, ha spiegato a una platea che sa bene cosa questo comporti. “La tecnologia offre però anche nuove potenzialità e nuovi strumenti” che possono aiutare le imprese a essere più agili, cioè a intercettare rapidamente quelle che sono le esigenze del mercato e, con flessibilità, a rimodularsi per rispondervi. Reattività, visibilità, capacità di essere flessibili e di gestire il rischio, ha spiegato Perego, sono le quattro categorie di strumenti che, se ben usati, possono controbilanciare l’aumento della complessità.
Nel mercato del Fast moving consumer goods, come mostrato da Davide Villani, Direttore Generale di Number1, la complessità e le sfide non mancano. I margini non sono alti e lasciano poco spazio agli investimenti che sarebbero invece necessari. Recentemente nel settore sono cresciute le difficoltà legate anche alla gestione del personale di magazzino e degli autisti. Di fronte a una situazione del genere, ammette Villani, le strategie che immediatamente verrebbero da mettere in atto sono o un rialzo delle tariffe o una diminuzione dei servizi, con lo scopo di abbattere i costi. Ma Number1 vuole invece accogliere la sfida di essere leader (il fatturato del 2018 ha superato i 280 milioni di euro), mettendo in campo progetti ambiziosi e importanti, puntando in particolare sulle economie di scala. Un compito arduo per il quale non mancheranno investimenti su know-how, nuove tecnologie, revisione dei processi amministrativi. “Number1 può diventare più reattiva, riconfigurabile rapidamente per rispondere alle sfide”, ha detto Villani, sottolineando come questo progetto stia già cominciando a trasformarsi in realtà, anche con l’intera struttura operativa h24 e la volontà di far sì che dall’ideazione al roll out di un progetto non passino più di sei mesi. Va da sé che questo piano ambizioso è possibile solo laddove ci sono persone che conoscono a fondo i processi aziendali e dove ci sono azionisti che non hanno un’ottica di breve periodo. E che quindi sanno quanto sia importante la sostenibilità.
Se questa fino a poco tempo fa poteva essere un “fattore aggiuntivo”, un di più, oggi è invece “una priorità sempre più al centro dell’agenda dei clienti”, ha sottolineato Gianpaolo Calanchi, Amministratore Delegato di Number1. Sostenibilità non vuol dire però soltanto “evitare di impattare negativamente sull’ambiente con la propria attività, ma è un modo di essere dell’impresa”. Questo è diventato ancor più evidente, per Number1, dopo l’incontro con Nativa, la prima Benefit Corporation in Italia. “Questo incontro ci ha fatto prendere più consapevolezza che per parlare di sostenibilità occorre considerare l’impatto della propria attività a 360 gradi, nei confronti dei clienti, dei fornitori, dei dipendenti (quelli di Number1, tra diretti e indiretti, sono più di 3.600, ndr), della comunità sociale in cui si è inseriti”, ha aggiunto Calanchi.
A parlare più approfonditamente di questo concetto di sostenibilità è stato Eric Ezechieli, Co-Founder Evolution Officer di Nativa, società che accompagna le aziende interessate lungo il percorso di valutazione del loro impatto positivo per poter diventare Società Benefit e ottenere la certificazione rilasciata dalla non profit B Lab. La filosofia di B Lab è ben espressa dalle parole del suo Head of Legal Policy, Rick Alexander: “Dobbiamo riprogrammare il nostro sistema finanziario applicando nuovo primo principio: un’azienda deve prima preservare i sistemi ambientali e sociali di cui la nostra economia è parte. Solo se tale condizione è soddisfatta può distribuire dividendi agli azionisti”. Ezichieli ha evidenziato come “ogni azienda deve servire uno scopo sociale. Deve produrre risultati non solo finanziari, ma anche beneficiare tutti i suoi portatori di interessi: azionisti, dipendenti, clienti e le comunità in cui operano”. Di fatto, questa visione sistemica, come ha ammesso Calanchi, Number1 l’aveva già probabilmente nel suo DNA, nel suo modo di agire, ma oggi ha deciso di farne una stella polare intraprendendo questo percorso con Nativa, in modo che “la sostenibilità non sia qualcosa da aggiungere ai propri servizi, ma un modo di essere dell’impresa”.
Ecco quindi che diventano più chiare le parole di Sartori sulla leadership, che “è anche continuare a evolvere il nostro servizio, a fare ricerca, a innovare. Portare avanti la visione che si ha della realtà”. In questo caso anche del mercato e del fare impresa.