È partita la campagna per richiedere i contributi a fondo perduto previsti dal Decreto sostegni, approvato dopo una lunga attesa iniziata con il varo, nell’ultima parte del Governo Conte-2, dello scostamento di bilancio da 32 miliardi di euro. La crisi di Governo prima e i tempi di avvio poi della macchina governativa a guida Draghi hanno rallentato il provvedimento creando aspettative in gran parte disattese.
L’aspetto rilevante del nuovo decreto è la previsione di una più ampia platea di soggetti beneficiari dei ristori, essendo venuta meno la previsione per cui i beneficiari andavano individuati sulla base dei codici Ateco che di fatto limitavano dal punto di vista soggettivo la platea dei beneficiari.
Vediamo come funziona il contributo a fondo perduto previsto dal Decreto sostegni. Sul piano soggettivo hanno diritto al contributo: i titolari di reddito agrario, gli esercenti attività d’impresa o arti e professioni con ricavi o compensi conseguiti nel 2019 non superiori a 10 milioni di euro. Sul piano oggettivo hanno diritto al contributo coloro che hanno registrato, rispetto al 2019, una flessione del fatturato medio mensile conseguito nel 2020 di almeno il 30%. Sulla differenza di fatturato va applicato un coefficiente variabile in base al volume dei ricavi o compensi conseguiti nel 2019. All’esito del calcolo va verificato se la somma ottenuta è inferiore ai minimi (mille o duemila euro, rispettivamente per le persone fisiche e i soggetti diversi) ovvero superiore al massimale di 150mila euro previsti.
Come sempre accade, l’Agenzia dell’Entrate sta producendo i chiarimenti che ritiene di dover dare e ciò condisce di suspense l’avvio della campagna visto i precedenti interpretativi spesso non rintracciabili nella volontà del legislatore.
L’erogazione dei contributi non è automatica come invece era previsto dal Decreto ristori, ma è subordinata alla presentazione di un’istanza telematica da parte di coloro che intendono beneficiare del contributo e che soddisfano i requisiti richiesti. L’Agenzia delle Entrate ricevuta l’istanza effettua i controlli sulle informazioni fornite e comunica l’avvenuto pagamento del contributo, ovvero il riconoscimento su base opzionale, anche questa è una novità, della somma spettante come credito d’imposta. In caso di diniego, invece, si avrà la possibilità di correggere eventuali errori o di impugnare il provvedimento se ritenuto illegittimo.
Il decreto, come detto, ha deluso. I sostegni, al pari dei ristori, non sono adeguati ai danni economici che le attività hanno subito e stanno continuando a subire per colpa delle chiusure e di una campagna vaccinale che stenta a decollare. Alla prova dei fatti bisogna dire che il Prof. Draghi, consapevole dell’esiguità dei contributi che in media verranno erogati, aveva preannunciato che il decreto non sarebbe stato risolutore. Bisogna vedere ora come verrà declinata l’affermazione, che ha accompagnato il varo del decreto, secondo cui oggi non è il momento di chiedere ma di dare.
A questo proposito nei prossimi decreti sarebbe auspicabile trovino cittadinanza provvedimenti necessari che ancora non si vedono. Tra questi è auspicabile un provvedimento che riguardi le aziende sottoposte a procedure concorsuali quali il concordato preventivo, accordi di ristrutturazione, ecc. Le aziende cha hanno seguito la strada del risanamento sotto la tutela di procedure concorsuali hanno presentato piani di impresa la cui attuazione dovrebbe consentire di superare la situazione difficile in cui versava l’azienda. La crisi e le chiusure hanno di fatto minacciato la realizzazione di questi piani per cui bisogna creare un meccanismo di salvaguardia che consenta di superare le difficoltà del momento.
Lo scorso anno fu varato un provvedimento che prorogava di sei mesi l’attuazione dei piani di risanamento presentati nell’ambito delle procedure concorsuali. Un nuovo provvedimento ampio e congruo si rende necessario per tutelare queste aziende e l’occupazione che potrebbero garantire se la crisi non le avesse ulteriormente minacciate. Un futuro provvedimento dovrà anche prevedere un trattamento specifico per i crediti inesigibili che sempre più appesantiranno i bilanci delle aziende quale conseguenza della crisi innescata dalla pandemia.
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