Il Cremlino finanzia la guerra contro l’Ucraina anche grazie alle imprese occidentali. Questo quanto confermato da un rapporto realizzato dall’organizzazione B4Ukraine e dalla Kyiv School of Economics: se molte realtà hanno lasciato la Russia subito dopo il 24 febbraio del 2022, molte altre sono rimaste, versando in questo modo miliardi di dollari in tasse nelle casse di Mosca. Il rapporto parla chiaro: l’anno scorso le aziende internazionali hanno realizzato nel Paese ricavi per 214 miliardi di dollari, versando 3,5 miliardi di imposte.
Secondo il rapporto citato dal Foglio, questa cifra è solo la punta dell’iceberg: non si tiene infatti conto delle tasse pagate dai dipendenti russi e dell’iva sulle transazioni, senza dimenticare l’indotto di fornitori e appaltatori locali. Risorse preziose per la guerra intrapresa da Vladimir Putin contro l’Ucraina, ma anche per mantenere la tranquillità sociale nel Paese.
“Imprese occidentali aiutano la guerra russa”
Come evidenziato dal rapporto, la maggioranza delle tasse è stata versata da realtà statunitensi, totale di 712 milioni di dollari. Poi spazio a Germania (402 milioni), Svizzera (275 milioni) e Regno Unito (205 milioni). Le sole aziende europee hanno fornito al Cremlino quasi 600 milioni di dollari. Numeri bassi invece quelli cinesi, con appena 184 milioni di dollari. Per quanto concerne i settori chiamati in causa, i profitti prevalenti riguardano alcol e tabacco, beni di largo consumo e automotive. Per alcune di queste società si è però aperto un altro fronte: restando in Russia, sono finite al centro di campagne di boicottaggio in giro per il mondo. E’ il caso della multinazionale statunitense Mondelez International: la realtà del mercato elementare è stata sabotata in Svezia e Norvegia, Paesi schierati convintamente dalla parte della resistenza di Kiev.