Uno degli incubi delle imprese è la burocrazia europea. Si ritrovano ad affrontare diverse leggi importanti, ma molte di esse si sovrappongono e regolano la stessa cosa, causando spese inutili. Il livello di regolamentazione da parte di Bruxelles è tale da sovraccaricare le imprese. Infatti, in Germania c’è grande preoccupazione. Ci sono aziende, infatti, che lamentano di dover sostenere nei prossimi mesi costi aggiuntivi per due milioni di euro perché devono fare assunzioni di personale non pianificate e assumere costosi consulenti. Tutto ciò a causa di una nuova legge. Si tratta della legge tedesca sulla catena di fornitura, approvata a gennaio. Le aziende devono garantire che i loro partner commerciali nel resto del mondo rispettino i diritti umani e gli standard ambientali. Ma questo è solo l’inizio, perché a Bruxelles si sta lavorando ad altre regole.



Stando ad uno studio della Family Business Foundation, esaminato da WELT, le aziende tedesche stanno affrontando 20 obblighi di ampia portata per il controllo, la segnalazione, la notifica e la pubblicazione dei dati, o hanno già dovuto farlo per un breve periodo. Di questi 20 obblighi, otto sono stati imposti dal governo tedesco, dodici dalla Commissione europea. «Le imprese familiari devono attualmente far fronte a oneri burocratici senza precedenti. E gran parte di questi oneri provengono dall’Europa», afferma Rainer Kirchdörfer, direttore della Fondazione, al quotidiano tedesco. La situazione non è più gestibile per Kirchdörfer, infatti la pazienza delle aziende si sta esaurendo.



“NON SERVONO NUOVE REGOLE, MA INIZIATIVA IMPRENDITORIALE”

La Commissione Ue sta affrontando i grandi problemi dell’umanità – dallo sfruttamento all’uguaglianza di genere, senza dimenticare la lotta al riscaldamento globale – introducendo norme per ristrutturare l’economia europea. «Per raggiungere questo obiettivo, le aziende devono accettare alcuni obblighi onerosi», sostiene l’Ue. Ma questa ulteriore burocrazia rischia di frenare la transizione. «Non gestiremo la trasformazione ecologica con obblighi di rendicontazione, ma con l’iniziativa imprenditoriale», rimarca Rainer Kirchdörfer a WELT. La politica tedesca è dello stesso avviso. «Ogni nuova proposta legislativa di Ursula von der Leyen crea principalmente nuovi obblighi di rendicontazione. Queste montagne di burocrazia minacciano di soffocare l’economia europea», dichiara l’europarlamentare della FDP Svenja Hahn. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva promesso di abolire una vecchia legge per ogni legge nuova. Invece crescono gli oneri per le imprese.



Ad esempio, c’è la direttiva sul reporting di sostenibilità, entrata in vigore quattro mesi fa: stabilisce che le aziende devono riferire in che modo le loro azioni influiscono sull’ambiente e sulla società – e su quelle dei loro fornitori. C’è poi un regolamento contro la deforestazione. Quindi, le aziende che vendono legname, caffè o cacao in Europa devono assicurarsi che gli alberi non muoiano su larga scala per nessuno di questi prodotti. Il giornale tedesco ricorda anche la direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni, in base alla quale le aziende devono rendere note le differenze salariali tra dipendenti di sesso maschile e femminile. Ma c’è pure la direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità, che obbliga le aziende a rendere note le differenze salariali tra uomini e donne, proprio come la direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni. Trova spazio anche il divieto per migliaia di sostanze chimiche chiamate PFAS, che sono dannose per la salute ma sono parte integrante del mondo moderno. «Un’ondata mostruosa di burocrazia», commenta Kirchdörfer.