Si è ufficialmente concluso il lunghissimo viaggio di Intesa Sanpaolo tra le Imprese Vincenti premiate nel 2024 partito quasi sei mesi fa – era esattamente il 30 maggio – in quel di Milano dove è approdato nuovamente oggi per il 15esimo appuntamento dedicato alle imprese che operano all’estero ed (in particolare) nell’Est Europa: si tratta della primissima volta su cinque edizioni del programma del gruppo bancario in cui un’intera tappa viene riservata alle PMI estere; il tutto reso possibile dalle divisioni International Bank e Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, con la prima che gestisce rapporti con otre 7 milioni di clienti tra l’Egitto, l’Ucraina, l’Albania, la Cina ed altri 8 paesi.



Ancora una volta l’attenzione è stata posta – nella scelta delle nuove Imprese Vincenti – sulle capacità di innovarsi e crescere con investimenti e progetti mirati all’adozione dei criteri ESG grazie ai quali le PMI premiate hanno saputo creare un valore economico per l’intera società consolidando la loro posizione anche sui mercati esteri: da questo momento in poi tutte e 150 le PMI vincenti entreranno ufficialmente a far parte di un ampio programma gestito da Intesa Sanpaolo che permetterà loro di migliorare ulteriormente le loro prestazioni in materia di sostenibilità, innovazione, digital economy e finanza straordinaria.



Le 10 PMI estere scelte da Intesa Sanpaolo nell’ultima tappa di Imprese Vincenti

In questa edizione – commenta in quel di Milano Stefano Barrese, in qualità di responsabile della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo – Imprese Vincenti amplia la missione di ricerca anche alle eccellenze delle PMI estere” desiderose di trovare il loro posto privilegiato nei “mercati internazionali“; concentrandosi in particolare sull’area “dell’Europa Centro-Sud Orientale” che meglio di altre dimostra ampi margini di “crescita per le nostre imprese in termini di export” con un crescita stimata di circa “il 34% tra il 2019 e il 2023“.



Dal conto suo – invece – la responsabile di International Banks Paola Papanicolaou ha posto l’accento sull’evento milanese come un’occasione per contribuire “significativamente alle Sinergie infragruppo [e] al rafforzamento della presenza internazionale di Intesa Sanpaolo”; con l’attenzione posta in particolare nell’area “dell’Europa Centro-Sud Orientale” che meglio di altre ha dimostrato un “rapido sviluppo del tessuto economico e sociale” con l’Italia nel ruolo di “partner di riferimento” con “flussi di export” verso il bel paese “in crescita di oltre il 44%” in parte resi possibili dagli “oltre 8 miliardi di finanziamenti erogati dalla Divisione International Banks“.

Nella cornice milanese del grattacielo Gioia 22 di Milano ci ha pensato lo stesso Stefano Barrese – accompagnato da Paola Papanicolau (responsabile di International Bank), dal chief economist Gregorio De Felice e dal Global Head of Banking Sector e Senior Partner di Bain & Company Roberto Frazzitta – a presentare le 10 nuove PMI entrate a far parte della famiglia di Imprese Vincenti partendo dalla Ovartej, per poi passare alla Aunde, alla Cecomp e alla Diva Divani attive – rispettivamente – nel food, nell’automotive e nell’arredamento; seguite dalla Gena Logistik per l’edilizia, dalla Dprint Europe per gli imballaggi e dalla Walter Tosto per l’industria classica; senza dimenticare neppure – ed infine – la Hipac Romania, la Ediltec e la Seka Hydropower che operano nelle plastiche, nella produzione e in campo energetico.

Il contesto economico dell’Est Europa analizzato dagli esperti di Intesa Sanpaolo

Immancabile per l’ultima volta nel viaggio in 15 tappe il classico report stilato da Intesa Sanpaolo sul contesto economico che in questo caso si è – ovviamente – concentrato sui mercati esteri e sull’importante potenziale “dell’Est Europa e, in modo particolare, dell’Europa centro-orientale CEE (..) e dell’Europa sud-orientale SEE” che già oggi vantano “legami commerciali e produttivi” con numerose imprese italiane: nel 2023 gli investimenti italiani sono ammontanti a “43,4 miliardi di euro” quasi equamente ripartiti tra CEE (22,8) e SEE (20,6).

Sui mercati presi in esame “l’export italiano è salito a 64,7 miliardi, il 34% in più rispetto al 2019” in larga parte concentrati in “Polonia (19,8 miliardi), Romania (10,2 miliardi) [e] Repubblica Ceca (8,4 miliardi)“; con l’import al contempo cresciuto “del 44%” fino a quota “60,5 miliardi” nuovamente ampiamente indirizzato verso “Polonia, Romania e Repubblica Ceca” con un totale che – nei tre paesi elencati – ha superato i 34 miliardi: spiccano in entrambi i casi settori come “la filiera metalmeccanica che da sola registra circa 22 miliardi di euro (..) di avanzo commerciale“, seguita da “sistema moda, mezzi di trasporto, alimentari e bevande, chimica, gomma e plastica, elettrotecnica“.