Lucio Caracciolo, esperto in geopolitica e direttore della rivista Limes, ha recentemente riflettuto sulle pagine di La Stampa sulla situazione in Africa, dove da mesi si registrano un numero crescente di colpi di stato ai danni dei governi “legittimi” instaurati dalla Francia. Secondo l’analista, in questo contesto pesa anche il parere di noi europei che, spiega, “guardiamo l’Africa dall’alto in basso“, sempre che “la guardiamo”.
Persiste, secondo Caracciolo, un certo sentimento razzista ed imperialista, che ci porta a considerare gli africani “poveri arretrati, tribù“. Ne consegue, ovviamente, che “i rapporti tra africani ed occidentali stanno peggiorando al galoppo. Specie fra ex colonie francesi e Parigi”. Con i golpe, infatti, “della Francafrique, sistema postcoloniale di influenza francese nel Continente Nero, resta l’ombra” con i sette regimi ex francesi che “sono cambiati uno dopo l’altro”. Così, spiega ancora Caracciolo, “eventi che un tempo sarebbero stati registrati nelle pagine interne o nei servizi di coda dei media globali, stanno concentrando un fascio di luce non troppo effimero su entità di cui la maggioranza degli occidentali ignorava l’esistenza”, mentre la Francia considera l’accaduto “emergenza nazionale”.
Lucio Caracciolo: “Se non agiamo in Africa trionferà la Russia”
“Dopo secoli di emarginazione”, sintetizza l’analista Lucio Caracciolo, “gli africani scoprono il gusto del protagonismo“. Così, mentre la Francia trema, “l’Italia non ha alcun interesse. Siamo semplicemente troppo legati da prossimità, dossier incrociati e memorie comuni per immaginare che la disgrazia dell’uno non sia, entro variabile misura, anche la propria”. Contemporaneamente, però, nel continente africano si affacciano sempre più attori, “Cina e Russia“, che minano la sicurezza europea.
Secondo Caracciolo, noi “invece di massacrarci sulla questione migratoria, possiamo renderci utili sul fronte militare“, mentre la Francia “deve ridurre drasticamente le basi africane, se non vuole esserne cacciata. L’Italia potrebbe contribuire a ‘europeizzare’ lo schieramento francese in alcuni paesi africani (..) nel contesto di un approccio collaborativo con i governi africani sui principali dossier economici, a cominciare dalla remissione del debito”. Secondo Caracciolo, con un piano simile, “i caporioni del neo-antimperialismo africano non ci scoprano più affidabili dei russi. Se invece”, conclude l’analista, “la Francia punterà i piedi, sarà espulsa, sconfitta sul campo con Putin trionfante nel Continente nero”.