In Cile si sta costruendo il più grande telescopio del mondo. L’Extremely Large Telescope (Elt) dell’Osservatorio Europeo Australe (Eso) si troverà a 3.000 metri di quota nel deserto di Atacama, dove l’umidità si aggira intorno al 10%. È anche per questo motivo che i lavori stanno procedendo lentamente. “È un ambiente difficile e il comfort non è ottimale”, riconosce Davide Deiana, vicedirettore del cantiere, a Le Monde. “Ma è il tipo di progetto che capita una sola volta nella vita, con molte nuove sfide tecniche. Stiamo sfidando i limiti dell’ingegneria”.
A lavoro nel sito ci sono in media ogni giorno tra le 160 e le 220 persone. Il “mostro” è di 88 metri di diametro. Anche se la struttura del telescopio è incastonata nella cupola che ruoterà attorno ad essa, su grandi carrelli, alla velocità di 2 gradi al secondo, le due costruzioni sono indipendenti, per evitare che le vibrazioni del globo protettivo si trasmettano ad attrezzature scientifiche. La massa totale di queste sarà di circa 11.000 tonnellate, più della Torre Eiffel. “Bisogna tenere conto di tutto: deformazioni dovute alla temperatura, al vento, ma anche l’assestamento dell’edificio nel corso della sua vita”. Anche perché i terremoti sono comuni sulle Ande.
In Cile si costruisce il più grande telescopio del mondo: le prospettive future
Il telescopio più grande del mondo, secondo le previsioni, sarà pronto nel deserto del Cile tra cinquant’anni. Esso sarà davvero gigantesco e gli strumenti che, installati ai lati dello specchio principale, riceveranno la luce, non saranno da meno, in modo da fornire dati all’avanguardia per gli astrofisici. L’attesa più grande infatti è proprio quella relativa ai risultati a cui porterà. Tutti gli esperti ripongono grandi speranze, dagli specialisti del sistema solare, che potranno esaminare le sue stelle più distanti come i pianeti Urano e Nettuno o quelle più antiche come gli asteroidi, agli esperti di galassie, compresi i cacciatori di esopianeti.
“L’Extremely Large Telescope (Elt) sarà una rivoluzione. Sarà mozzafiato. Questo non ci permetterà di fare un passo avanti, ma un balzo in avanti”, ha affermato Eleonora Sani, vice capo del dipartimento delle operazioni scientifiche del Cerro Paranal. I professionisti del settore sono pronti a tutto. “Potrebbe anche demolire alcune delle nostre teorie e dovremo ricominciare da zero”, ha aggiunto Elyar Sedaghati, specialista in pianeti extrasolari.