In Francia il tema della sicurezza è tornato centrale dopo lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas che ha portato nuovamente lo spettro del terrorismo jihadista sul territorio francese. Commentando quello che sta succedendo, l’esperto di sicurezza interna Éric Delbecque, ha analizzato la situazione sulle pagine del quotidiano francese Le Figaro, puntando anche il dito contro un sistema giustizia che sembra non funzionare più così correttamente.
La Francia, infatti, secondo l’esperto si trova “di fronte ad un clima di insicurezza permanente, perché è diventato sistemico”. Un clima che “si nutre del gioco dei radicalismo, che si radica nelle interazioni tra le varie forme di violenza ideologica e che rappresenta una vasta regressione della nostra società“. Si registra, infatti, “una totale disinibizione della violenza, che prende il posto di un principio permanente di comportamento che la società, i suoi codici e le sue intuizioni non riescono più a canalizzare efficacemente”. In questo contesto la società in Francia, secondo Delbecque, deve essere ricostruita, “ogni cittadino deve prendere coscienza della de-civilizzazione e fare la sua parte per fermarla”, mentre “i media e le associazioni devono far riflettere [i cittadini] sulle proprie responsabilità nella situazione attuale”.
Delbecque: “In Francia servono pene più severe contro i terroristi”
“La criminalità quotidiana e il radicalismo”, analizza ancora l’esperto di sicurezza dalla Francia, “sono realtà interconnesse che vengono incoraggiate” dai comportamenti sociali e governativi, citando per esempio le mancate condanne ad Hamas da parte di alcuni parlamentari, ma anche l’ironia “dei comici televisivi sul conflitto in Medio Oriente”. Secondo l’esperto, in generale, è necessario “un ritorno all’autorità legittima, nelle scuole, nelle strade e sui social network”.
Inoltre la Francia, secondo Delbecque, avrebbe anche bisogno di “imporre pene più severe agli islamisti, anche prima che commettano un atto terroristico. La semplice partecipazione alla preparazione di un piano o il chiaro incitamento al jihadismo dovranno d’ora in poi esporre gli autori a pene dissuasive”, così come la politica dovrebbe “essere meno ingenua nell’approccio alla deradicalizzazione“. Infine, ci tiene a sottolineare che i recenti attentati in Francia non sono direttamente collegati alla guerra in Israele, che per i terroristi rappresenta solo “un veicolo di legittimazione ideologica a sfruttare vittime civili a vantaggio di barbari che si sono già dati alla violenza molto tempo prima”.