In Francia, da Versailles (Yvelines) a Hyères (Var), gli ospedali si sono riempiti e il caos è sempre più ingestibile. La denuncia arriva da Le Parisien, che ha ascoltato le storie terrificanti degli operatori e delle famiglie dei pazienti che hanno aspettato ore e giorni prima di essere curati, a volte perdendo anche la vita. “I corridoi dei pronto soccorso sono dei parcheggi di supermercati. Ci sono file di decine di barelle”, raccontano.



I malcapitati sono giovani e anziani, senzatetto e disabili, con malanni diversi. Alcuni restano lì anche cinque giorni prima di essere ricoverati, con le luci sempre accese e il rumore assordante delle porte che si aprono e chiudono. È peggio di una prigione. “I pazienti si insultano tra loro, urlano in continuazione. A volte perdono l’orientamento o se ne vanno”, rivela ancora un’infermiera. “Ci chiamano per un bicchiere d’acqua o perché devono andare in bagno, diciamo loro che stiamo arrivando ma ce ne dimentichiamo”. Anche le forniture mancano. “Qualche tempo fa, una donna aveva urgente bisogno di ossigeno, ma non ce n’era più. Ho dovuto toglierne un po’ ad un altro paziente per darglielo. Mancano persino le barelle, spostiamo le persone che stanno meglio sulle poltrone”.



“In Francia pericoloso andare in ospedale”, l’allarme

Le condizioni in cui versano gli ospedali della Francia mettono a rischio ora la salute stessa dei pazienti. Il rischio di mortalità degli anziani è aumentato del 40% a causa del ritardo nelle cure e della malasanità. “Oggi può essere pericoloso andare al pronto soccorso. La situazione sta peggiorando sempre di più”, ha affermato l’autore dello studio, il medico parigino Yonathan Freund. Non sono coinvolti però soltanto coloro che sono in età avanzata. Nel 2023, il sindacato Samu-Ergences de France ha segnalato 150 decessi inattesi in un solo mese. La Federazione ospedaliera francese (FHF) non nega il problema, ma non sta mettendo in atto delle soluzioni efficaci.



È così che i racconti degli operatori sanitari si fanno sempre più drammatici. “L’altro giorno mi sono avvicinata alla zona dei trattamenti, che è separata con una tenda, e l’ho aperta meccanicamente. È stato allora che ho scoperto che il paziente era morto, tutto solo, nel suo angolo, come un cane”, ha ricordato uno di loro. La vittima non è purtroppo l’unica.