Un recente studio ha dimostrato come in gravidanza, soprattutto negli ultimi mesi prima del parto, 150 minuti di attività fisica settimanale, ottengono degli importanti effetti sulla salute della donne incinte. A condurre lo studio sono stati il Rambam Healthcare Camus di Haifa, il Centro di Medicina dello Sport dello Share Zedek Medical Center e il Corpo Medico delle Forze di Difesa di Israele, che hanno pubblicato i risultati su Harefuah, la rivista dell’Associazione medica israeliana. Complessivamente, secondo i ricercatori, uno stile di vita sano riduce il rischio di incappare in problemi legati alla gravidanza, tra i quali per esempio le preeclampsia, meglio nota come gestosi.
Lo studio sulla gravidanza e l’attività fisica
Insomma, i ricercatori invitano tutte le donne in gravidanza, specialmente negli ultimi mesi di gestazione, a fare attività fisica leggera per almeno 150 minuti a settimana, distribuiti su almeno 3 giorni. Il consiglio verte soprattutto sugli esercizi di aerobica di madia intensità che andrebbero alternati, oltre i 150 minuti, con esercizi anaerobici di resistenza, anche per tutte quelle donne che hanno passato la maggior parte del tempo lontane dallo sport e delle attività fisiche.
Complessivamente, comunque, evidenziano gli studiosi che in gravidanza andrebbero evitate le attività eccessivamente pesanti, così come gli sport all’aperto con il caldo e un’eccessiva umidità. Si sconsiglia anche di andare a cavallo e in bicicletta, di sciare, di giocare ad hockey, tuffarsi e fare ginnastica ritmica. Queste attività andrebbero evitate soprattutto nei primi tre mesi, assieme ovviamente anche agli sport agonistici per tutta la durata dei nove mesi di gravidanza (fuorché differente indicazione dall’ostetrico). Senza attività fisica, avvertono gli studiosi, dopo il parto la ripresa sarà più faticosa e si potrebbe registrare un generale aumento di pesi e una stanchezza più marcata. Invece, con appena 150 minuti di attività ben distribuita si riduce notevolmente il rischio di gestosi, condizione che colpisce il 5/8% delle gravidanze e che porta al malfunzionamento di reni e fegato, con conseguente parto prematuro.