“Sarà la musica che gira intorno, quella che non ha futuro, sarà la musica che gira intorno, saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro”. Forse un muro nella testa (più o meno quello cantato da Ivano Fossati) deve averlo anche il ministro della Salute tedesco, il medico Karl Lauterbach, vittima evidente dell’eterno dilemma: mi si nota di più se mi allineo con il sentiment condiviso o se canto fuori dal coro, sparandola grossa? Lui, probabilmente rimasto a lungo non all’ombra, ha scelto la seconda via, ritenendola forse più consona alla sua socialdemocrazia d’appartenenza, quell’Spd di Olaf Scholz considerato “faro” della sinistra europea, che però arranca nei più recenti sondaggi, superato dai populisti destrorsi di Alternativa per la Germania.
E così, nell’attimo divenuto poco fuggente di un tweet catastrofista, il Lauterbach s’è esibito con l’epitaffio “In Italia il turismo non ha futuro, fa troppo caldo. Usate le chiese come celle frigorifere”. Una sortita malriuscita, proprio mentre la stragrande maggioranza dei vacanzieri suoi connazionali dimostravano ancora una volta che l’Italia resta la loro prima scelta. Dunque, se lo scopo del ministro era quello di essere citato nelle rassegne stampa (perché si sa: post Covid i dicasteri alla Salute non fanno più tanto notizia…), bisogna ammettere il successo.
Che però sembra anche un boomerang, se non proprio un “mist gebaut”, che equivale al pestare una popò. Perché il ministro il suo tweet l’ha lanciato proprio dall’Italia, durante la sua vacanza itinerante nel nostro Paese (tu quoque, Karl…), che ovviamente non avrebbe potuto immaginare spazzata da venti artici, e che anzi, arrivando lui da termometri abituati generalmente alle zone basse, certamente sapeva baciato dal sole e dal clima che a casa aveva sognato per tutto l’anno. Per non dire delle chiese come rifugi anticaldo, che è un suo progetto in patria (a rimorchio delle pressioni della Ekd e della Diakonie, la chiesa evangelica tedesca e la sua ramificazione sociale), ma che in Italia è, come dire…, un tantino pleonastico, visto che qui le chiese di giorno, nelle ore più calde, sono già sempre aperte.
L’inarrestabile Karl se n’è andato in giro tra Bologna, Siena, Roma, notoriamente città parecchio calde d’estate, anche se quest’anno vittime più del solito di un accanimento mediatico che le sta facendo somigliare a distretti sahariani. Certo, è vero che le estremizzazioni climatiche stanno frazionando nord e sud (e mica solo in Italia, ma in tutto il mondo) in una scala manichea senza le ormai mitiche stagioni di mezzo: dalle tempeste di grandine all’afa soffocante senza alcuna transizione. E ha ragione il ministro al Turismo Santanchè, che ha replicato al tweet teutonico confermando che “siamo consapevoli del cambiamento climatico in atto”. Forse è proprio Karl a non esserlo, anche se le temperature in Germania stanno subendo da tempo mutamenti non indifferenti: nel 2019 a Bernburg si toccarono i 40 gradi, 39 a Francoforte, e in questi giorni Berlino sfora abbondantemente i 30. La differenza? In Germania si parla di temperature leggermente superiori alla media stagionale, qui invece si prosegue imperterriti nel terrorismo climatico tafazziano. Tanto, si sa, l’Italia resta sempre la prima meta di vacanza per tutti, tedeschi in testa. Forse però un tantino più di accortezza comunicativa non guasterebbe, e toglierebbe ogni assist alle sparate di furbacchioni quali Karl.
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