La domanda che ci si pone da tempo è la seguente: perché in Italia ci sono così tanti morti di coronavirus? Roberto Battiston, fisico dell’Università di Trento intervistato da Il Corriere della Sera, ha la risposta: “Perché a differenza degli altri Paesi noi calcoliamo le chiusure e le riapertura delle varie regioni su parametri non esaustivi“. Lo scienziato entra nel dettaglio: “Quando si decide la chiusura o l’apertura delle regioni, qui in Italia lo facciamo basandoci sull’Rt, il parametro che stabilisce il grado di contagio del virus, e non teniamo in conto il numero degli infetti attivi“. Secondo Battiston, insomma, il parametro da osservare dovrebbe essere quello delle persone attualmente infette: “Esattamente, in termini scientifici si definisce prevalenza. E dobbiamo tener conto che questa cifra nella prima ondata era sottostimata di almeno cinque-sei volte. In questa seconda ondata lo è di almeno due-tre volte“.
ROBERTO BATTISTON: “IL DATO CHE CONTA E’ LA PREVALENZA”
Nel resto d’Europa, spiega Battiston, è da tempo che viene considerata la prevalenza come parametro principale: “In Francia, in Germania o in Spagna quando decidono le apertura e le chiusure tengono in conto questo valore: ecco perché sono più severi nelle chiusure rispetto al nostro Paese“. La disamina del fisico prosegue: “Oggi in Italia abbiamo un numero di infetti attivi di circa 540 mila unità, e questo è un valore molto alto, non dissimile da quello che avevamo durante il Natale, pari a 580 mila. Questo numero dovrebbe essere tenuto in considerazione insieme all’Rt, perché è da questo che si genereranno i nuovi morti“. In concreto secondo Battiston “si dovrebbe rivedere il limite che viene adottato per stabilire la chiusura della zona rossa. Oggi è di 250 nuovi infetti per settimana ogni 100 mila abitanti. A quanto dovrebbe essere? È una cifra che non si può calcolare così a braccio, ma sicuramente dovrebbe essere inferiore. Noi addirittura abbiamo deciso che la zona bianca scatta quando il numero è inferiore a 50“. Battiston, dunque, lancia l’allarme definendo quella attuale come una “situazione esplosiva” in relazione alla prevalenza. Le sue indicazioni verranno recepite?