Sulle colonne de “Il Corriere della Sera”, Milena Gabanelli e Simona Ravizza firmano un servizio interessante circa l’esiguità di tamponi effettuati in Italia. Come spiegano le due giornaliste, sino alla metà del mese di aprile i kit per testare la popolazione scarseggiavano, ora non più. “Per capire perché il numero dei tamponi non decolla come dovrebbe, bisogna andare oltre le dichiarazioni politiche e vedere come funziona il processo di analisi, anche per evitare che il problema si riproponga in autunno, quando è possibile una nuova ondata dell’epidemia – si legge nell’articolo –. Un laboratorio di microbiologia per far marciare bene questo carico di lavoro ha bisogno di personale e un modello organizzativo che funzioni 24 ore al giorno. Ma non basta, perché il meccanismo si inceppa sulla macchina che processa i tamponi”.  Per ciò che concerne la produttività, vi sono macchine in grado di esaminare sino a 800/1.000 tamponi in 24 ore, ma sono ardue, attualmente, da reperire sul mercato.



TAMPONI MANCANTI, IL MODELLO PADOVA

Il modello in Italia per questo sistema di analisi è l’ospedale di Padova, dove, scrivono Gabanelli e Ravizza, “inizialmente il laboratorio di microbiologia, con sei macchine che ogni tanto andavano in tilt, aveva una capacità di analisi di 1.200-1.400 tamponi al giorno. Il 23 marzo, però, ne hanno ordinate altre 4, con un investimento di 700mila euro. Lo strumento della svolta è una pipettatrice di marca Beckman da 304mila euro che serve per mettere a contatto il virus con il reagente, e a pieno regime può processare oltre 20 mila tamponi al giorno”. La domanda sorge spontanea: perché la Lombardia non adotta questo sistema? Risponde Carlo Federico Perno, responsabile del laboratorio del Niguarda di Milano. “La Regione considera essenziale mantenere alta la qualità dei test, visto l’elevato numero di casi. Pertanto, in attesa di una validazione dell’Istituto Superiore di Sanità dei sistemi di estrazione tramite shock termico, la Regione preferisce al momento continuare ad utilizzare strumenti che diano un numero di falsi negativi più bassi possibili. Se e quando tali metodi saranno formalmente validati, saremo i primi ad utilizzarlo”.



POCHI TAMPONI IN ITALIA: NUMERI CHOC

I numeri che si leggono nel servizio pubblicato su “Il Corriere della Sera” sono spaventosi: di fatto, soltanto 4 Paesi su 23 hanno fatto meno tamponi dell’Italia e, dal 22 aprile al 18 maggio, la media italiana è di 98 ogni 100mila abitanti. Gabanelli sottolinea che soltanto il 12 maggio, di fatto tre mesi dopo l’avvento della pandemia, il commissario Domenico Arcuri ha annunciato l’acquisto di altri cinque milioni di tamponi affinché possa essere incrementato il numero di cittadini che vengono sottoposti a questa analisi. “Abbiamo fatto una richiesta di offerta perché da soli i tamponi non bastano. I reagenti sono un bene scarso nel mondo, in Italia ci sono pochi produttori e spesso non sono italiani. Prenderemo quelli compatibili con i 211 laboratori e saranno le Regioni a indicarmi di cosa hanno bisogno”. La certezza al termine della lettura di questo articolo è soltanto una: se l’Italia non si metterà “in bolla”, garantendo tamponi per tutti, in autunno il rischio di farsi cogliere impreparati da un’eventuale seconda ondata di Covid-19 è veramente elevato.

Leggi anche

USA: ok alla commercializzazione dello snus/ FDA: "Meno dannoso delle sigarette tradizionali"